Integrare il concetto di sostenibilità nell’azienda familiare: la storia di Giulia Giuffrè.



Quando si parla di sostenibilità all’interno di un’azienda spesso ci si riferisce al rapporto che questa ha con l’ambiente. Questo podcast allarga il concetto di “ambiente”, e include tutto quello che c’è intorno a una azienda. Lo fa raccontando la storia di Giulia Giuffrè, consigliere di amministrazione e ambasciatrice di sostenibilità di Irritec SPA.

Giulia Giuffrè in questi anni ha lavorato per integrare il concetto di sostenibilità nell’azienda familiare. Sta portando avanti questa missione anche come “SDG Pioneer 2021 per la gestione sostenibile dell’acqua” del Global Compact delle Nazioni Unite.

Giulia Giuffrè è inoltre tra le finaliste del Premio Gammadonna 2021 ed è l’ospite di questo terzo podcast di Start Me Up.


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Chi è Giulia Giuffrè

Giulia Giuffrè è ambasciatrice della sostenibilità e dell’imprenditorialità femminile, ha integrato i Sustainable Development Goals (SDGs) nella strategia corporate e nella cultura organizzativa di Irritec, l’azienda famigliare nata nel 1974 a Capo D’Orlando, in provincia di Messina, che dal 2018 fa parte del Global Compact delle Nazioni Unite

Per l’azienda Giulia Giuffrè dirige il dipartimento marketing da lei creato e ha rimodulato l’immagine dell’azienda sul concetto di sostenibilità.

La citazione sulla sostenibilità di Giulia Giuffré di Irritec

Cos’è il Global Compact delle Nazioni Unite

Il Global Compact è un’iniziativa volontaria promossa dalle Nazioni Unite di adesione a un insieme di principi che promuovono i valori della sostenibilità nel lungo periodo attraverso azioni politiche, pratiche aziendali, comportamenti sociali e civili che siano responsabili e tengano conto anche delle future generazioni. È un accordo che viene firmato dai manager delle aziende che decidono di prenderne parte, che si impegnano a contribuire a una nuova fase della globalizzazione caratterizzata da sostenibilità, cooperazione internazionale e partnership in una prospettiva multi-stakeholder.

L’iniziativa tiene conto dei 17 sdgs, cioè gli obiettivi di sviluppo sostenibile identificati dalle Nazioni Unite come strategia “per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti” e li applica al mondo di impresa.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile mirano ad affrontare un’ampia gamma di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, che includono la povertà, la fame, il diritto alla salute e all’istruzione, l’accesso all’acqua e all’energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’urbanizzazione, i modelli di produzione e consumo, l’uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno carattere universale e sono fondati sull’integrazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico), quale presupposto per eradicare la povertà in tutte le sue forme. Gli obiettivi sono stati condivisi da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite che hanno ratificato l’Agenda 2030 e si sono così impegnati a declinare nella loro politica gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti (fonte wikipedia).


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Foto di copertina di Luis Tosta via Unsplash.

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La trascrizione del podcast è stata realizzata grazie a transcribe.refacturing.com.

Puntare allo scale up? Serve la consapevolezza che arriva dall’esperienza.



È innegabile che oggi, chi inizia a mettere in piedi una startup ha a disposizione molti più strumenti per farlo. E spesso una diversa consapevolezza che permette a chi avvia un progetto di impresa di immaginare il percorso che dovrà affrontare. Non è solo vision, ma lungimiranza, utile per colmare i vuoti che il percorso immaginato prevede. Soprattutto se si pensa di voler passare da startup a scale up.

È il caso dell’ospite della puntata di questo nuovo podcast, cioè Adriana Santanocito. Adriana, forte dell’esperienza maturata con la sua prima startup, ha dato vita a Ohoskin immaginando una struttura che permettesse a questo progetto di crescere rapidamente. C’entra l’Open Innovation, la sostenibilità, l’amore per il Sud Italia e una certa idea di lusso. Adriana racconta tutto questo nel nuovo podcast targato Start Me Up e possibile anche grazie alla collaborazione di Valentina Sorgato di SMAU.


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Ohoskin: guilty-free, economia circolare e sostenibilità.

Ohoskin è un materiale bio-based creato dal sottoprodotto delle arance e del cactus. Si presenta come alternativa alla pelle e a quei prodotti che vengono identificati come “pelli sintetiche”. Può essere perciò destinato al mercato dell’automobile in quanto materiale perfetto per il rivestimento degli abitacoli.

Rispetto alla pelle ordinaria e a quella sintetica, Ohoskin è guilty-free, rappresenta un perfetto modello di economia circolare e fa della sostenibilità un vero e proprio mantra.

Guilty-free perché non nuoce a nessuno visto che si lavora su scarti della lavorazione di arancia e fico d’india, senza perciò colpire nessun essere animale. In più, il materiale utilizzato per la creazione di Ohoskin sarebbe destinato al macero e quindi il suo uso è un perfetto esempio di economia circolare. Tutto ciò dimostra la sostenibilità di Ohoskin che si pone come sostituto green per un mercato, quello del lusso, i cui standard, per definizione, sono di alta qualità.

Ohoskin, sostenibile, crueltyfree e al centro dell'economia circolare

Ohoskin: un perfetto modello di Open Innovation

Ma l’impatto innovativo di Ohoskin non si ferma alla sostenibilità. Il progetto nasce con l’intento di rispondere sin da subito alla richiesta che il mercato potrebbe farne e supportare così questa startup nella successiva fase di scale-up. Ohoskin si avvale infatti della collaborazione di altri due soggetti: Sicilinbiotech e Novartiplast Spa.

Sicilinbiotech è una filiera di produttori agricoli creata ad hoc per garantire a Ohoskin la materia prima da lavorare. Questo facilita l’accesso al materiale grezzo, riducendo le interlocuzioni e avendo solide garanzie sulla qualità di ciò che viene consegnato.

Novartiplast invece è un’azienda lombarda che sin dalla sua fondazione si è occupata di pelli sintetiche. A lei è affidato il compito di realizzare il prodotto finale, utilizzando il materiale lavorato da Ohoskin.

Una filiera che attraversa tutta l’Italia e che ben rappresenta quella collaborazione tra startup e aziende più solide che prende il nome di Open Innovation.

Non è un caso che Ohoskin sia stata selezionata per partecipare all’edizione milanese di SMAU. La fiera dell’innovazione nasce come punto di contatto tra le aziende e da tempo promuove il modello di Open Innovation.

Lo ha fatto anche a Milano, dove Mind The Bridge ha presentato “Open Innovation Outlook Italy 2022”, un report realizzato in collaborazione proprio con SMAU.
Per quanto confortanti, i dati presentati mostrano che in Italia c’è ancora molto da lavorare sul concetto di Open Innovation (nel podcast facciamo una breve sintesi, altrimenti il report completo può essere scaricato gratuitamente qui).

La citazione di Adriana di Ohoskin su lusso e consapevolezza

Il trend positivo è stato evidenziato anche dall’edizione di ottobre della fiera. Valentina Sorgato, Ad di SMAU, ha infatti dichiarato che durante l’evento milanese sono state coinvolte attivamente cento aziende, più di cento erano invece le startup presenti tra gli stand e ci sono stati più di trecento incontri organizzati durante la manifestazione.

Una certa idea di lusso

All’inizio della presentazione di questo podcast abbiamo sottolineato la capacità di Adriana Santanocito di prevedere i possibili vuoti del percorso di Ohoskin e cercare di porvi rimedio già nella strutturazione dell’idea di business. Sono dettagli che spesso è l’esperienza a suggerirti.
Lo sa bene Adriana che viene da un percorso di successo con il suo primo progetto, Orange Fiber (di cui è ancora proprietaria seppur non ricopra nessuna carica operativa), a cui deve tanto in termini di soddisfazioni. Un’esperienza che ha permesso ad Adriana di sviluppare un’idea di lusso legata al benessere di tutti e non tanto a qualcosa di costoso. E le ha dato quella consapevolezza che ha deciso di mettere al servizio di un nuovo progetto votato a un’idea di sostenibilità propria di chi guarda al futuro con fiducia.


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Foto di copertina di Jeremy Thomas via Unsplash.

Misura l’impatto positivo della tua azienda

Spesso negli eventi o nei podcast di Start Me Up abbiamo evidenziato l’importanza di avere un impatto positivo attraverso le nostre aziende. Lunedì 26 aprile alle ore 18:30 abbiamo compreso in cosa consiste questo impatto e come possiamo misurarlo insieme a Lavinia Pastore di Open Impact durante il laboratorio online: “Misura l’impatto positivo della tua azienda”.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con LITA.co e la diretta è stata trasmessa sulla pagina Facebook di Start Me Up. Se l’hai persa e vuoi accedere alla registrazione e inoltre vuoi avere un canale privilegiato per entrare in contatto con il nostro ospite, entra a far parte della community di Start Me Up.

Voglio vedere il laboratorio con Lavinia Pastore di Open Impact

L’importanza di creare, monitorare e mostrare l’impatto positivo della propria azienda

Con “impatto positivo” si intende tutte quelle ricadute che le azioni di una azienda hanno in termini economici, sociali e ambientali. Sono aspetti che non possono essere ignorati per almeno due motivi. Il primo è il fattore etico: è sotto gli occhi di tutti che il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da catastrofi generate anche da un uso sconsiderato delle risorse naturali. In più, le questioni legate all’impatto positivo hanno ricadute importanti dal punto di vista promozionale. Sempre più spesso i consumatori scelgono un’azienda rispetto ad un’altra in virtù dell’impatto che essa ha sul territorio.

La teoria del cambiamento come punto di partenza

La teoria del cambiamento è una metodologia che ci permette di impostare l’impatto positivo di un qualsiasi ente: startup, azienda o PA. Immaginando gli obiettivi che si intendono raggiungere nel lungo periodo si ripercorrono a ritroso le tappe intermedie che ci permetteranno di arrivare alla meta.

La teoria del cambiamento è il punto di partenza di una azienda che vuole lasciare un impatto positivo nel mondo, un requisito sempre più necessario da affiancare ai business model di qualsiasi impresa.

Non potevamo perciò non partire da questa metodologia per poi definire i parametri principali di un impact framework che possa andare bene per la propria attività.

Il laboratorio è rivolto principalmente a chi porta avanti progetti profit digitali, ma siamo certi che la registrazione possa rappresentare un’ottima risorsa anche per chi amministra un ente pubblico, una PMI o una azienda tradizionale. Tutti infatti possono avare un impatto positivo sul proprio territorio. Lo trovi nell’archivio dei contenuti speciali riservati alla community.

Guarda il laboratorio con Lavania Pastore

Open Impact e LITA.co

Il laboratorio “Misura l’impatto positivo della tua azienda” è organizzato da Start Me Up in collaborazione con Open Impact e LITA.co.

Open Impact è una piattaforma che supporta l’intero ciclo di vita dell’impatto, abilitando i decisori a compiere scelte sempre più consapevoli, rafforzando la sostenibilità economica delle imprese sociali e facilitando l’incontro tra finanza e impatto sociale.

Open Impact è una startup innovativa e spin-off della ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata. Nasce dall’incontro di esperienze e competenze diverse provenienti dal mondo dell’Accademia, dell’impresa sociale e dell’impresa digitale. Coniugando cultura digitale e impatto sociale, abilita nuove forme di creazione di valore condiviso.

LITA.co è la prima piattaforma crowdfunding specializzata nell’impact investing, cioè per aziende e investimenti sostenibili e a impatto positivo.

Su LITA – grazie all’equity crowdfunding – investitori, crowd e professionali, possono investire in aziende sostenibili con un impatto sociale e ambientale positivo e misurabile, con un ritorno economico e sociale anche per le comunità locali.

Gli investimenti a impatto sono investimenti orientati a generare un impatto sociale o ambientale misurabile e, al tempo stesso, un rendimento economico. LITA.co è nata in Francia e opera in Italia dal 2019.

Come vedere il laboratorio “Misura l’impatto positivo della tua azienda”

Per vedere la registrazione del laboratorio “Misura l’impatto positivo della tua azienda” con Lavinia Pastore di Open Impact e organizzato in collaborazione con Lita.co, scaricare le slide e avere il contatto diretto con il nostro ospite, entra a far parte della community di Start Me Up.

Voglio entrare a fare parte della comunity di Start Me Up

Foto di copertina di Volkan Olmez via Unsplash  

Un dono speciale, anzi cinque! Il Natale 2020 di Start Me Up

È stato un anno molto strano e il Natale che ci apprestiamo a vivere lo sarà ancora di più. Anche per questo motivo quest’anno ho voluto che Start Me Up ricambiasse il supporto che in questi mesi ha ricevuto da parte della community. E l’ho fatto con un dono speciale, anzi cinque!

Più di cento alberi da frutto piantati in zone povere del mondo

Sì, perché qualche giorno fa ciascun membro della community di Start Me Up ha ricevuto il codice attraverso il quale ha piantato cinque alberi da frutto in una zona povera del mondo. Questi alberi rappresentano una speranza e un grande aiuto per le popolazioni locali: per loro un albero piantato vuol dire lavoro. Ma non solo, più alberi piantati significano anche meno CO2 nell’atmosfera. Con questo regalo quindi la community di Start Me Up ha indirettamente aiutato il pianeta; stiamo parlando di più di 100 alberi tra Haiti, Kenya e Tanzania.

Tutto ciò è stato possibile a Ecofactory. L’azienda siciliana, il cui titolare è tra i sostenitori di Start Me Up, ha messo a disposizione i regali e mi ha aiutato a recapitare a ciascun membro della community le indicazioni su come piantare gli alberi. Ho già ringraziato privatamente sia Francesco che tutta Ecofactory, ma mi sembra bello farlo anche qui.

Per rendere ancora tutto più speciale, il regalo è stato recapitato sia virtualmente che “fisicamente” attraverso una cartolina realizzata per l’occasione da Daniele Tofi Morganti. In questo modo gli auguri di Start Me Up hanno raggiunto tutti i sostenitori nel totale rispetto delle norme vigenti.

L’amore per l’innovazione che trasforma in meglio la vita delle persone

collage Cartolina auguri Natale 2020 Start Me Up

Start Me Up in questi anni mi ha dato modo di conoscere molte persone interessanti e da cui ho tanto da imparare. La community mi ha permesso di stringere ancora di più questi rapporti. E gli alberi e la cartolina non sono che un modo per esprimere la mia gratitudine verso chi mi sta supportando a portare avanti questo progetto. In più, le reazioni che ho registrato in questi giorni dimostrano quanto questo gruppo ami quel tipo di innovazione che porta un cambiamento reale e in meglio nella vita delle persone. L’innovazione di cui Start Me Up quotidianamente vuole farsi non solo portavoce ma agente primo.

È questo l’augurio che vi (e mi) faccio per queste strane feste.

Economia circolare: le 3 startup del Sud Italia che dovresti emulare

Il tema della economia circolare ci sta particolarmente a cuore. E ci piace sempre raccontare le storie delle startup del Sud Italia che hanno adottato un modello economico sostenibile. Un modello che, lo ricordiamo, si differenzia da quello lineare perché le risorse al suo interno rientrano in un ciclo che non prevede un inizio e una fine.

Quello circolare è un modello che in natura troviamo praticamente ovunque. L’industria lo ha implementato eliminando di fatto i rifiuti. Da materia da accantonare, gli scarti diventano materiale da riusare, riciclare o da trasformare in qualcosa di diverso. È un tema che tocca ovviamente anche le fonti di energia che stanno dietro al processo produttivo. Le aziende che rientrano nei modelli di economia circolare spesso preferiscono fonti di energia rinnovabili a quelle di tipo fossile.

Tre startup del Sud Italia che si basano su concetti di economia circolare

Anche al Sud Italia ci sono startup che hanno fatto dell’economia circolare il proprio mantra. Operano in ambiti diversi ma sono accomunati da valori come la sostenibilità e la cura dell’ambiente.

Edizero

Edizero architettura di pace - economia circolare

Più che una azienda o startup, Edizero è una filiera che racchiude una serie di prodotti e soluzioni a km 0 ricavate da materie provenienti da fonti rinnovabili eccedenti e di recupero. Il sito di Edizero parla di oltre 100 ingredienti recuperati dall’agroindustria e dalle filiere del cibo che, anziché a diventare rifiuti, vengono convertite in biomateriali ad alta tecnologia.

Gli ascoltatori di Start Me Up conoscono Edizero per Edilana, una tecnologia nata con lo scopo di voler recuperare dal settore tessile la lana ascritta a rifiuto speciale per realizzare pannelli termo-isolanti 100% in pura lana di pecora. Grazie alle incredibili e numerose proprietà di questo prodotto i prodotti Edilana sono stati utilizzati in ingegneria ambientale per la cura di mare, suolo, terreno agricolo e tetti verdi e attraverso altri marchi anche in geotecnica e agrotecnica.

Un esempio di economia circolare che ci è stato raccontato all’incirca 5 anni fa dall’ideatrice di Edizero, Daniela Ducato, che ai nostri microfoni ha elencato le incredibili proprietà dei suoi prodotti nella pulizia delle acque del mare.

Archicart

Archicart copertina cartone - economia circolare

Archicart – architettura di cartone è una azienda che produce arredamento ma anche moduli abitativi in cartone. Detto così potrebbe sembrare riduttivo, in realtà quello di Archicart è un vero e proprio modo di concepire l’architettura contemporanea. Il fattore tempo infatti entra nella progettazione degli edifici che, in fase di studio, si adattano ai cambiamenti delle persone che andranno ad abitare queste nuove case. In un futuro non poi così lontano anche le abitazioni saranno soggette a quella mobilità che gli altri oggetti hanno fatto già propria (pensate ad esempio ai telefoni).

L’uso del cartone in architettura rientra nei canoni di economia circolare perché traduce i concetti di sostenibilità e di transitorietà dell’esperienza abitativa nel concetto di reversibilità del costruito. Una forma di architettura effimera in grado di cambiare nel tempo senza lasciare alcuna traccia nell’ambiente in cui insiste.

I ragazzi di Archicart sono passati spesso dai microfoni di Start Me Up e il founder dell’azienda Dario Distefano, è stato tra i protagonisti dell’edizione 2019 del TEDx CapoPeloro.

Orange Fiber

Orange Fiber - economia circolare

È forse la startup più nota nel campo della moda sostenibile. Nata da un’idea di Adriana Santanocito e Enrica Arena, Orange Fiber è oggi un brand che produce un tessuto sostenibile ricavato dagli scarti degli agrumi. Il prodotto è pensato per rispondere alle esigenze di innovazione e sostenibilità della moda, interpretandone la creatività e lo spirito visionario.
Nel corso delle interviste rilasciate in questi anni a Start Me Up (e alle numerose testate che hanno voluto raccontare questa storia straordinaria) le due founder hanno sempre evidenziato l’importanza dell’uso dei prodotti naturali nel campo della moda. Un tessuto di origine naturale infatti rispetta sì i canoni dell’economia circolare ma che ha anche effetti benefici sulla pelle di chi lo indossa.

Hai un’idea nel campo dell’economia circolare? Passa all’azione!

startup weekend 3 - economia circolare

Se queste tre storie ti hanno in qualche modo fornito la motivazione giusta e hai voglia di dire la tua nel campo dell’economia circolare non puoi perdere il primo Startup³ Innovation Weekend. L’evento si svolge tra il 30 ottobre e il primo novembre e si terrà da remoto.

Per tre giorni inventori, innovatori e business developer metteranno in rete idee innovative e strategie di sviluppo. I modelli produttivi e organizzativi delle aziende e i percorsi di transizione e di impatto dell’economia circolare per le città hanno bisogno di essere ideati, modellati ed integrati con visione e strumenti innovativi. Spesso però le aziende non sono preparate a pianificare questo tipo di rivoluzioni a causa delle competenze adeguate. Per questo motivo nasce un format che chiama a raccolta chiunque, tra innovatori, sviluppatori, business developer e visionari da tutta Italia affinché propongano soluzioni in ottica di open innovation.

Cogli le sfide che l’economia circolare ci pone dinnanzi e metti a disposizione le tue competenze: iscriviti oggi stesso allo Startup³ innovation weekend. Tro vitte le informazioni su www.startup3.net o inviando una mail a info@startup3.net.

Foto di copertina di ev via Unsplash

16. L’Economia Circolare per il risparmio energetico e uno stile di vita sostenibile



Lo scorso primo marzo abbiamo celebrato M’illumino di meno con una diretta dalla Tbox incentrata sull’Economia Circolare. La Tbox è il modulo abitativo interamente in cartone frutto della collaborazione tra Archicart e l’Università di Catania collocato all’interno della cittadella universitaria etnea. Il luogo ideale per festeggiare la giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, ideata nel 2005 da Caterpillar e Rai Radio2 che aveva come tema quest’anno, proprio l’economia circolare.

Economia Circolare: come viene insegnata all’università?

Questo podcast racconta la diretta facebook (disponibile sulla pagina facebook di Archicart) incentrata sull’importanza dell’economia circolare. E, visto il luogo siamo partiti proprio dall’università. Con il prof. Giuseppe Margani abbiamo cercato di capire come il mondo accademico affronta la sostenibilità e l’economia circolare nel percorso di formazione degli studenti. Abbiamo poi affrontato il tema della società civile: questa volta ci ha aiutato a capirne di più Gianluca Proto di Progetto ERIC, un’associazione che mira a raccogliere 600 famiglie in tutta la Sicilia per creare un gruppo di acquisto fotovoltaico. Un modo per abbattere i costi delle infrastrutture utili a avere energia green in casa e ottenere un risparmio sulla propria bolletta. Un importante contributo è arrivato anche dai due ospiti telefonici: entrambi – per competenze diverse – stanno partecipando al progetto della Tbox e ci permettono perciò di capire come le aziende oggi possono affrontare il mercato dell’economia circolare.

Come lavorano le aziende inserite nell’economia circolare?

Sono intervenuti infatti Milena Milani, responsabile marketing e comunicazione della Solbian, ditta piemontese che produce pannelli solari flessibili, ideali per il mondo della nautica ma che si prestano a diversi utilizzi. E poi Simone Gualandi di Bio-Safe, azienda specializzata nell’analisi della salubrità degli ambienti e dell’aria. Presto la Tbox raggiungerà l’indipendenza energetica proprio grazie ai pannelli messi a disposizione da Solbian e alle competenze e il network del Progetto ERIC. Già adesso, all’interno della Tbox viene monitorata la qualità dell’aria grazie a Biosense, un brevetto di Bio-safe che sta collaborando al progetto sin dal suo inizio.

Sul sito di Archicart troverete tutto il materiale relativo a quanto sentirete in questo podcast, oltre al video integrale di questa diretta. Un grazie va allo staff tecnico della diretta e cioè Mario Schilirò alle riprese video e Cettina Corallo che ha curato la parte social durante l’evento.


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Foto di copertina di Mert Guller, via Unsplash

Un turismo sostenibile e accessibile è possibile in Italia? La sfida di Get it!

È dedicata al turismo sostenibile e accessibile la seconda Call for Impact di Get it!, la piattaforma creata Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore e Cariplo Factory per sostenere la crescita dell’imprenditoria sociale in Italia.

Turismo e patrimonio culturale rappresentano da sempre un volano ad altissimo potenziale economico per il nostro Paese: declinare questa opportunità in una logica di inclusione e sostenibilità è l’obiettivo di questa Call For Impact rivolta a innovatori, startup, associazioni, cooperative e realtà non ancora costituite come soggetto giuridico.

Oltre al turismo sostenibile, c’è l’attenzione per il patrimonio artistico e architettonico

Questa Call For Impact opera sì nel settore del sostenibile e accessibile, ma ha un occhio di riguardo per quelle idee che mirano a valorizzare il patrimonio artistico e architettonico.

Nello specifico, nel settore del turismo, Get it! si propone di investigare strumenti, prodotti, buone pratiche e servizi per:

  • valorizzare il territorio, il patrimonio materiale e immateriale e le produzioni tipiche agricole e artigianali;
  • sostenere l’inclusione e la partecipazione culturale, favorendo il protagonismo della comunità locale;
  • promuovere un turismo locale e slow, ad alto tasso di accessibilità e fruibilità anche da parte di persone con esigenze specifiche (ad esempio persone anziane o con disabilità);
  • minimizzare gli impatti dell’attività turistica sull’ambiente, sui beni culturali e sul paesaggio;

Nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, invece, questa Call For Impact si propone di investigare strumenti, prodotti e servizi per:

  • supportare la protezione, la valorizzazione e la protezione del patrimonio artistico e architettonico, identificando anche soluzioni da adottare in situazioni di emergenza;
    rendere accessibili i beni culturali e ambientali;
  • ottimizzare l’attività di diagnostica e la conservazione programmata del patrimonio architettonico e artistico;
  • rendere accessibili e fruibili le aree di interesse naturalistico, paesaggistico e per la biodiversità.

Continua a leggere su getit.cariplofactory.it

Il futuro delle città? È una sfida da accettare

Sei uno studente, una startup o una persona che lavora nel campo dell’architettura, nel design o delle rinnovabili? Hai a cuore il futuro delle città e stai lavorando a progetti che hanno a che fare con l’urbanizzazione, i cambiamenti climatici o la scarisità di risorse?

Partecipando a The Cities for our Future Challenge avrai la possibilità di vincere £50,000 insieme a una mentorship specializzata per realizzare la tua idea e vederla concretizzarsi realmente.

The Cities for our Future Challenge è una competizione internazionale promossa dalla Royal Institution Of Chartered Surveyors (RICS) in partnership con UNESCO UKNC e l’ACU.

Perché partecipare?

Perché non c’è più molto tempo: l’International Organisation for Migration dice che sono 3 milioni le persone che decidono di spostarsi verso le città ogni settimana. Inoltre le stime dicono che entro il 2050 la popolazione mondiale arriverà a contare 9.8 miliardi di persone.

Come partecipare a The Cities for our Future Challenge.

Scegli uno dei tre ambiti in cui vuoi proporre la tua idea e candida il tuo progetto entro il 31 maggio 2018. Oltre l’ambito, dovrai indicare in quale parte del mondo vuoi sviluppare il tuo progetto. Le migliori idee saranno preselezionate a giugno 2018 e per ognuna di essa è prevista una sessione di mentoring da parte di un esperto RICS che preparerà i candidati per la competizione finale.

Il vincitore verrà proclamato a Novembre 2018 e sarà selezionato da una giuria internazionale.

Tutte le info e la documentazione necessaria sono su citiesforourfuture.com.

08. La vera sostenibilità ambientale è permettere a tutti di essere sostenibili



Se si parla di sostenibilità ambientale ed energetica non si dovrebbe prescindere dalla possibilità di permettere a tutti di poter utilizzare in modo equilibrato le fonti di calore e di energia. Fratello Sole nasce con questo scopo. Stiamo parlando di una non-profit sul risparmio energetico che fornisce una serie di servizi alle organizzazioni non-profit che lavorano con i cittadini più indigenti. Fratello Sole offre consulenza sull’autonomia energetica e i possibili investimenti da fare per trasformare i propri edifici in ambienti con minor consumo energetico, in modo da migliorare così anche il loro impatto ambientale. È una azienda pressoché unica nel suo genere e insieme al Presidente Fabio Gerosa, cerchiamo di capire perché.

La vera sostenibilità ambientale è permettere a tutti di essere sostenibili

Fratello Sole è caratterizzata da una forte radicalità verso il settore della sostenibilità ambientale e sociale, al punto da controllare tutta la filiera produttiva. In questo modo dallo studio alla realizzazione concreta delle opere si ha la certezza di essere stati rispettosi nei confronti dell’ambiente. Un aspetto molto apprezzato fino a ora, anche perché permette loro di arrivare dove altri non possono. Il segreto è la comunità (o come preferisce dire Fabio, “la comunione”) che supporta vicendevolmente i soci che ne fanno parte.

la citazione sulla sostenibilità di FabioFratello Sole è una delle aziende premiate con il Social Innovation to Tackle Fuel Poverty, l’iniziativa della Fondazione Schneider Electric, sotto l’egida della Fondation de France, e Ashoka, in partnership con Enel. Start Me Up è media partner del premio e in un percorso in quattro podcast vi porta a conoscere le aziende che stanno facendo qualcosa per ridurre la povertà energetica e stanno diffondendo i concetti di sostenibilità anche in questo ambito. Queste imprese riceveranno un percorso di consulenza personalizzata e specializzata di circa 300 ore, oltre a un sostegno economico da parte dei promotori del contest utile a aumentare l’impatto sociale di queste idee.

Ognuna di loro impiegherà il premio a modo suo e queste interviste ci aiuteranno a capirlo e a fare in modo che queste buone pratiche siano diffuse il più possibile.


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20. Case di cartone: la scommessa di Archicart



Il cartone è sempre più utilizzato per la produzione di oggetti di arredamento e di design. C’è però una azienda in provincia di Catania che si sta spingendo oltre e arriva a creare intere strutture come pareti o intramezzi. Si chiama Archicart e il loro lavoro mette insieme Progettazione, Ricerca, Produzione e Sostenibilità. Parte da questi quattro termini l’intervista a Dario Distefano, protagonista di questo ventesimo podcast di Start Me Up.

Link utili

La citazione di Dario

Dario Archicart arredamenti cartone

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