Cambiare lavoro è inutile perché dappertutto è uguale… O no?



Si dice chiusa una porta si apre un portone. E tu quanto ci credi? Questo è un podcast da far sentire a quella vostra amica o a quel vostro amico che si lamenta del suo lavoro e che ci tiene a sottolineare che è inutile cambiarlo, tanto dappertutto è uguale.

Riprendiamo, dopo una lunga pausa, il ciclo fallisci meglio, quelle storie cioè che mettono in mostra il buono dietro il fallimento. Lo facciamo raccontandovi la storia di Emanuele Quintarelli che dopo venti anni ha deciso di chiudere alle sue spalle quella porta che non gli permetteva di vedere il portone spalancato proprio davanti a lui.


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La storia di Emanuele è preziosa per tanti aspetti. Il principale è probabilmente il tipo di esperienza che lui ha. Ha lavorato a vari livelli occupandosi di digital transformation. E quindi ha avuto a che fare sia con startup che con grosse corporate. Paradossalmente questi ambienti erano molto simili, soprattuto nella ricerca del profitto ad ogni costo o alla ricerca del potere verso le persone o i processi aziendali.

Il contatto quotidiano con questo ambiente ha permesso a Emanuele di sviluppare una certa avversione per questi temi. Al contempo cresceva in lui invece l’interesse verso logiche aziendali orizzontali, una visione professionale che prendeva in considerazione non solo il profitto ma anche l’ambiente in cui la società vive e il rispetto verso le persone, clienti e dipendenti.

Tutti quei temi insomma su cui il mondo del lavoro si sta interrogando perché è ormai chiaro che la visione legata al solo profitto è miope. 

La citazione di Emanuele

Dall’alto della sua posizione Emanuele ha provato a fare la differenza: un po’ per la paura di mollare tutto, un po’ perché – razionalmente – era la cosa più sensata da fare. Ma con il tempo si è reso conto che era l’ambiente a suggerire alle persone di comportarsi in quel modo e così è arrivata la decisione di dare le dimissioni e cambiare lavoro. La storia che raccontiamo parte proprio da lì.

Fallisci Meglio

Fallisci Meglio è il ciclo di podcast di Start Me Up che racconta il buono del fallimento. L’idea è mettere in luce ciò che si può imparare da un evento negativo per permettere agli altri di non ripetere gli stessi errori. Se conosci una storia di fallimento o vuoi condividere con gli altri la tua, faccelo sapere.


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Fai delle tue passioni un lavoro e impara dai tuoi fallimenti: la storia di Housatonic



L’ospite di questo podcast è Alfredo Carlo, facilitatore grafico, designer dei processi creativi e fondatore di Housatonic. Attraverso un’intervista e alcuni audio estratti dal suo intervento al Fuckup Nights Torino ripercorriamo la storia di Alfredo che, partendo dalle sue passioni, è riuscito a crearsi un lavoro che ha dovuto interrompere dopo sette anni di attività. Lo stop forzato gli ha permesso di analizzare quanto fatto fino a quel momento e ripartire con uno spirito nuovo.
Questo podcast che rientra nel ciclo FallisciMeglio è stato possibile grazie alla collaborazione con Fuckup Nights Torino, Impact Hub Torino e Marilù Sansone che ha messo a disposizione gli audio registrati grazie a Vocally.

Lo stop forzato di Stockbridge e la nascita di Housatonic

L’avventura imprenditoriale di Alfredo Carlo nasce grazie alla sua passione per la grafica e il disegno. Una dote che gli permette di confezionare linee di abbigliamento che vende attraverso un marchio da lui creato, Stockbridge. Il nome prende spunto da una cittadina americana a cui Alfredo è legato. Quando uno dei suoi principali acquirenti gli comunica che non potrà più acquistare i suoi prodotti le cose per Stockbridge non si mettono bene. È un momento difficile e Alfredo capisce che è necessario correre ai ripari. Come se non bastasse, nello stesso periodo un’azienda di abbigliamento con un nome molto simile a Stockbridge minaccia una possibile accusa per plagio e Alfredo, seppur a malincuore, decide di rinunciare al nome e a chiudere l’azienda. Fonda così Housatonic, l’idea per il nome gli arriva dal fiume che attraverso Stockbridge, e si concentra di più sulla facilitazione aziendale, un ambito che aveva iniziato a indagare qualche tempo prima. In più usa l’esperienza accumulata nel campo dell’abbigliamento per la creazione di gadget aziendali.

Lavoro e passioni personali: quale relazione?

I primi tempi di Housatonic sono caratterizzati da una serie di attività che sono ancora frutto delle passioni di Alfredo: con il tempo è lui stesso a concentrarsi su alcune, tralasciandone altre. Segno di una crescita personale e professionale di cui parliamo abbondantemente nella parte centrale di questo podcast.
C’è poi un aspetto molto interessante che sottolineiamo successivamente e cioè il valore del fallimento nel lavoro di squadra. Molto spesso si sbaglia sia perché non si chiede abbastanza ma anche perché non si aiuta abbastanza: è un mantra che Alfredo accenna durante il suo intervento alla Fuckup Nights e che noi approfondiamo durante l’intervista.

La citazione di Alfredo di Housatonic su fallimento, no e passioni

Successivamente indaghiamo anche la questione della scelta e dei no che ogni imprenditore deve dire quotidianamente. Alfredo ha sperimentato per primo l’importanza di un equilibrio tra i sì e i no che devono essere pronunciati. Una pratica che rafforza entrambe le risposte sia in un senso che in un altro e che inevitabilmente ha una ripercussione positiva sul lavoro quotidiano dell’imprenditore.

Questo podcast rientra nel ciclo FallisciMeglio, la serie che Start Me Up dedica al buono del fallimento.


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È il budget, bellezza!



Nuovo podcast del ciclo fallisci meglio che torna per la prima volta in questa stagione con una persona che stimiamo molto. Stiamo parlando di Roberto Chibbaro, siciliano che qualche settimana fa ha condiviso un post sul suo profilo Linkedin in cui parlava del suo inizio nel mondo dell’impresa, sottolineando l’importanza per ogni imprenditore di tenere d’occhio il budget. Roberto faceva riferimento alla sua prima avventura imprenditoriale e cioè UMG Media: oggi è a capo di C-Digital una azienda che include MakeMeApp un brand commerciale che aveva creato qualche anno prima. Nel frattempo ha avuto modo di creare anche una associazione che parlasse di digitale, Ragusa Digitale, appunto.

Di budget, Excel e… mutande!

Nel corso del podcast ripercorreremo la storia imprenditoriale di Roberto: dai suoi inizi con il supporto di Mediaset, alla realizzazione di un brand prima e di una azienda poi con il sostegno di un team di valore. Ci facciamo raccontare come Roberto riesce oggi a gestire un gruppo di persone dislocate su più città, come è riuscito a avere clienti come FCA e soprattutto come – nonostante tutto – riesce a far quadrare i conti. È qualcosa che ruota intorno a un file Excel e… una mutanda!

la citazione sulle competenze e sul budget di Roberto

Questo podcast è stato registrato presso l’Impact Hub di Torino. Grazie a tutto il tema per la splendida ospitalità!


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Se il mercato cambia non è detto che tu debba adattarti



Il 13 giugno ho ricevuto una mail che recitava pressapoco così:

Ciao Fabio,

con dispiacere ma anche con l’orgoglio di chi piano piano ha visto crescere una realtà aziendale capace di giocare un ruolo nel complicatissimo scenario del marketing digitale italiano ed europeo, ti comunichiamo che dal 1 luglio interromperemo tutti i nostri servizi.

Il mittente era Fabrizio Ferreri di Seejay che proseguiva la mail elencando il percorso che aveva portato questa startup a lavorare con Rai, Sisal, Amadori, e tante altre aziende importanti restando sempre in Sicilia. Non ci ho pensato due volte e ho chiesto a Fabrizio di raccontare ai nostri microfoni la storia di Seejay e di come questa startup sia arrivata a chiudere dopo sei anni di attività.

Seejay, startup pioniera del mercato digitale

Seejay è una delle prime startup nate in Sicilia e sicuramente una delle prime che era riuscita a interpretare al meglio le potenzialità del mercato digitale che in quel periodo nasceva. Grazie a Seejay ogni utente riusciva a raggruppare in modo semplice e intuitivo tutti i messaggi presenti sui social che riguardavano uno specifico argomento. Seejay funzionava con i principali social network e in poco tempo era riuscita a ritagliarsi un piccolo spazio nel panorama digitale italiano.

Quello in cui ha mosso i primi passi Seejay era un mercato popolato da veri e propri pionieri che sperimentavano sulla propria pelle un nuovo modo di fare impresa. In questa intervista Fabrizio parla naturalmente anche di questo perché se oggi Seejay non c’è più è principalmente perché quel modello di sviluppo è stato totalmente inghiottito dalle più classiche logiche capitalistiche.
Il mondo delle startup che conosceva Fabrizio conteneva l’utopia di un mercato che potesse svilupparsi in modo totalmente diverso rispetto al passato. La storia ci ha detto che le cose sono andate diversamente e allora i soci fondatori di Seejay hanno deliberatamente deciso di non voler proseguire più questa avventura. Ci sono stati anche alcuni tentativi di cedere la società, ma tutti sono stati vani: i motivi li spiega per bene Fabrizio nel corso dell’intervista.

La citazione di Fabrizio di Seejay

Come ogni storia che si chiude però, anche quella di Seejay non è passata invano: il team che lavorava al progetto oggi non esiste più e ogni componente ha seguito diverse strade. Tutti sfruttano al meglio l’esperienza accumulata in questi anni di lavoro a Seejay. Lo assicura Fabrizio stesso che oggi è un professore e uno scrittore e nel lavoro di tutti i giorni mette un po’ di ciò che ha imparato nelle sue nuove professioni. Una sorta di giveback che ricorda molto il modello del mondo startup della prima ora a cui abbiamo fatto riferimento poco fa. Un modello che anche in Italia abbiamo provato a sperimentare e che forse non tornerà più.

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26. Pivot vs. fallimento: la storia di Volumeet



La foto di Massimo di Volumeet che ha fatto pivot con MusifyPiù che un fallimento in questo nuovo appuntamento del ciclo #falliscimeglio raccontiamo una storia di pivot, cioè di un cambio sostanziale nella struttura dell’azienda e del suo modello di business. È la storia di Massimo Morgante, che oggi sta portando avanti Musify, un’app che nasce sei anni fa circa con il nome di Volumeet.

Massimo ai nostri microfoni ripercorre la storia che lo ha portato a creare una startup che mette insieme social network e passione per la musica. Un mercato spesso non semplice, sia per la crisi che vive ormai da tempo e perché legato a logiche interne ben consolidate. Non è infatti un caso che Volumeet abbia cambiato più volte modello di business e abbia deciso, all’inizio di quest’anno, di fare un vero e proprio pivot.

È una storia fatta di caparbietà e tentativi quella che raccontiamo in questo podcast. Una storia che dimostra come la passione e la costanza siano due elementi imprescindibili per chi decide di fare impresa. Massimo, in questi anni, ha imparato a essere più concreto e analitico, chissà quale vantaggio ne trarrete voi che ascolterete il suo racconto.

La citazione di Massimo di Volumeet

#falliscimeglio è la serie di start me up che racconta ciò che chi fa impresa al Sud Italia ha imparato dalla propria esperienza di fallimento. Non stiamo parlando di fallimento in senso giuridico del termine, ma ci riferiamo a tutti quegli errori che ci sono costati cari e di cui è importante trarne vantaggio.

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18. Il cambiamento è più vicino di quanto tu possa immaginare



Uno dei modi per rispondere al fallimento è il cambiamento: è questa la parola chiave di questo diciottesimo podcast di Start Me Up che rientra nel ciclo Fallisci Meglio. Protagonista è Stelio Verzera oggi tra i co-founder di Cocoon Projects che a noi racconta l’esperienza di EJWD, la sua prima azienda.

EJWD era una società con base a Roma che lavorava con grosse aziende italiane e internazionali. Chiude i battenti nel 2011, quando la crisi economica si è abbattuta sul mercato italiano. Dire però che la società abbia chiuso per colpa della crisi è una mezza verità. Sono altre le ragioni che hanno portato Stelio (che allora era l’amministratore unico) e i suoi soci ha mettere in liquidazione l’azienda. Le analizziamo soprattutto nella prima parte di questo podcast che cerca di fare una fotografia di ciò successe allora.

Rispondere ai cambiamenti del mercato con un nuovo concetto di azienda

L’aspetto certamente più interessante è però quello che avviene dopo e come Stelio decide di ripartire. Lui lo ha raccontato in inglese in “A story you need to know”, ma qui cerchiamo di capire come la sua storia, quella di EJWD e quella di Cocoon Projects si intrecciano. E qui viene il bello perché se a una prima battuta la nuova società sembra nascere come risposta al fallimento della vecchia, andando più a fondo si capisce che c’è dell’altro.

La citazione sul cambiamento e il Fallimento di Stelio Verzera di Cocoon Projects

C’è la volontà di dare una risposta non solo alla chiusura di EJWD ma all’intero sistema che è stato spazzato via dalla crisi. E da qui si capisce quanto sia necessario fermarsi a riflettere sul proprio operato, sperimentare nuove vie per affrontare vecchi problemi, mettendo in discussione tutto, dall’organizzazione aziendale al modo di operare con i clienti (uno per tutti: mettere in discussione il sistema di recruiting senza passare da colloqui). Ed è una storia interessante che vi invitiamo a ascoltare. Una storia che passa da una ferma volontà e anche da un po’ di testardaggine: una storia che ci dice che il cambiamento è lì a portata di mano, basta solo abbracciarlo.

FallisciMeglio è lo spin-off di Start Me Up che racconta il buono che c’è dietro il fallimento.

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08. Lavoro sicuro? Fare startup è un’ottima alternativa



Fare startup come alternativa a un lavoro sicuro e una carriera nel settore internazionale. È questo il punto di partenza della storia di Nino Munafò che, nonostante fosse riuscito a trovare un impiego in un settore vicino al proprio ambito di studio ha deciso che forse quella vita non era quella che faceva per lui. Nino è siciliano ed è il protagonista della storia che raccontiamo nell’appuntamento mensile di Falliscimeglio. La sua startup si chiamava Movity.

Movity: pianificare il proprio viaggio in un unico portale.

Movity è la piattaforma nata per facilitare l’acquisto di biglietti per recarsi da un posto all’altro in un percorso che non coperto da una sola compagnia di trasporti. Pensate a esempio a un turista che partendo da un qualsiasi paese del mondo voglia raggiungere le isole Eolie: grazie a Movity avrebbe trovato tutti i mezzi di trasporto necessari, le coincidenze e – naturalmente – avrebbe avuto la possibilità di acquistare i biglietti per ciascun mezzo.

la citazione di Nino di Movity su startup e lavoro

Lavoro sicuro o fare startup? La storia di Movity si schiera apertamente.

Nelle parole di Nino troverete il gusto della sfida e la voglia di mettersi in gioco. La storia di Movity ci insegna a trovare il giusto equilibrio tra un lavoro sicuro (se esiste) e la voglia di fare impresa. Un approccio che ci aiuta a essere spavaldi ma anche umili: non bisogna mai infatti smettere di imparare, ammonisce Nino in un passaggio dell’intervista. E in più questo podcast è un vero e proprio inno alla metodologia lean. Solo il contatto costante con la realtà e i risultati dà forza e gambe alla propria idea che, una volta seminata, può aprire strade che nessuno può immaginare. Con questi accorgimenti, far parte del mondo delle startup è di sicuro un’alternativa valida a un lavoro sicuro, il posto fisso da tanti agognato. E la storia di Nino lo dimostra.

FallisciMeglio: il buono dietro il fallimento.

FallisciMeglio è lo spinoff di Start Me Up che racconta il buono che c’è dietro il fallimento. L’argomento per questo podcast ci è stato suggerito da Roberto, uno dei membri del gruppo facebook di Start Me Up, che qualche settimana fa aveva chiesto notizie proprio di questa startup. Per far parte del gruppo basta farne esplicita richiesta.


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La foto di copertina illustra un momento del trekking urbano di Napoli, via.

04. Imparare facendo startup – #falliscimeglio



C’è un aspetto del primo ecosistema startup (quello dei primi anni 10) italiano che sembra essersi perso: ed è la formazione. In quel periodo, per invogliare i ragazzi a buttarsi a capofitto in una impresa che avrebbe potuto regalare loro gioie e (forse) ricchezza, veniva detto che se avessero intrapreso questa strada – in ogni caso – avrebbero imparato cose che altrimenti non avrebbero mai saputo. È uno degli aspetti che vengono fuori più prepotentemente da questo primo appuntamento stagionale di #falliscimeglio, lo spin-off di Start Me Up dedicato al buono del fallimento.

Ripercorriamo insieme la storia di Zenfeed

La startup protagonista di questo podcast è Zenfeed, un news reader tutto italiano che per un attimo si è trovato a competere con i colossi del web. A ripercorrere per noi la storia è Giuseppe Silvano, CEO e founder, che ha immaginato questo servizio partendo da una sua necessità e ha deciso di portare una sua soluzione (lui è uno sviluppatore) allo Startup Weekend Bari del 2012, senza immaginare cosa sarebbe successo da lì in poi.

la citazione di Giuseppe sul fatto di imparare facendo startup

Ha imparato tanto dal mondo startup, è questa la frase che sentirete più spesso se deciderete di ascoltare questo podcast in cui passiamo in rassegna i momenti salienti di questa startup che – per certi versi – ha tutte le caratteristiche e i sogni di una azienda nata in quel periodo, da una semplice idea e che ha saputo sfruttare tutte le occasioni che le sono capitate e che si è – giustamente – guadagnata. L’obiettivo era quello di conquistare il mercato anche se – giorno dopo giorno – diventava sempre più difficile.

Imparare facendo impresa, anche grazie all’ecosistema Startup

Ma la storia di Zenfeed ci insegna che niente, in una esperienza simile, è inutile. Tutte le frustrazioni, le gioie, i traguardi, hanno consegnato ai founder (che sono rimasti gli stessi dallo startup weekend di Bari in cui l’idea aveva preso forma per la prima volta) un bagaglio di conoscenze che hanno giocato un ruolo decisivo nella carriera di ciascuno. Hanno imparato, e non solo dal fallimento, da ogni singolo passo che Zenfeed ha fatto. Per questo motivo è stato naturale pensare di concentrare tutte le esperienze e le tracce di questa storia in un tumblr dove chiunque ha accesso ai documenti di questa startup. È il giveback che questi ragazzi hanno voluto lasciare a chi vorrà imparare facendo startup così come è capitato a loro. Il fallimento? Non è certo qualcosa di piacevole, ma fa parte della storia, ed anche da quello si può imparare.

Forse ripassare la storia di Zenfeed ci è utile per questo: per rimettere a fuoco come fare startup è qualcosa che può darti un lavoro, magari la fama, ma può soprattutto insegnarti tanto. E se lo condividi, impariamo tutti.


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29. L’entusiasmo è sempre lo stesso, nonostante il fallimento



C’è molto entusiasmo nelle parole di Giancarlo Sciuto, il protagonista del secondo appuntamento di #falliscimeglio, la serie che Start Me Up dedica al buono che c’è dietro l’esperienza del fallimento.

Nel 2013 Giancarlo insieme a Veronica Sotera e Alessandra Nicastro fondano Sapury, un servizio di mealbox che permetteva a chiunque nel mondo di ricevere le ricette e gli ingredienti per cucinare a casa propria piatti della tradizione siciliana. Il progetto, che nasce all’interno del mondo dell’università, vede i tre ragazzi impegnati nel percorso di accelerazione promosso da TIMWCAP che permette loro di aumentare le loro conoscenze e il loro network.

Formazione e giveback: due elementi chiave nella storia di Sapury

Nella storia che Giancarlo ci racconta si evidenziano due elementi: la formazione e il giveback. La prima è interconnessa con la facoltà di economia dell’Università di Catania, da cui i ragazzi di Sapury vengono e dove torneranno più volte in veste di tutor. Ed è proprio il giveback il secondo elemento che viene fuori prepotentemente dalla storia di Sapury. Grazie al prof. Rosario Faraci, Professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Catania il team di Sapury si troverà più volte a parlare e lavorare con gli studenti, in una sorta appunto, di giveback a chilometro zero.

Analisi di mercato (blande) e i frutti di questo fallimento

Questo podcast ci permette di fare una breve analisi di mercato dei mailbox, attivo a quanto pare, anche se non sembra godere di buona salute, almeno da quel che scrive L’Economist e che ilpost.it riporta. Inoltre, con Giancarlo guardiamo avanti e accenniamo al suo nuovo progetto, SEO tester online. Con lo stesso entusiasmo Giancarlo sta lavorando a questa piattaforma che permette a chiunque di analizzare le performance SEO del proprio sito, portandosi dietro tutte le competenze e gli insegnamenti imparati dalla chiusura di Sapury.


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Imparare dal fallimento: cosa ci insegna l’esperienza di Skilled?



Sono i ragazzi di Skilled a dare il via a #Falliscimeglio, la nuova rubrica targata Start Me Up che vuole raccontare il buono dell’esperienza del fallimento. In questo diciassettesimo podcast di Start Me Up con l’aiuto di Alessio Salzano ripercorriamo infatti la storia di Skilled, l’applicazione nata a Messina che voleva cambiare il processo di ricerca del lavoro. Operando esclusivamente da mobile, l’applicazione permetteva a chi cercava lavoro di trovarlo in maniera facile e veloce.

logo di SkilledAlessio insieme a Diego Busacca e Andrea Galli fa parte del gruppo fondatore e ci permette così di seguire la parabola che ha portato Skilled da idea di successo (almeno sulla carta) alla chiusura del progetto. Skilled aveva tutti i requisiti per sfondare: viene concepito nel periodo in cui c’era un grosso hype nel mercato mobile e i contenuti dovevano essere generati dagli utenti stessi, in un momento in cui il crowdsourcing era molto in voga. Inoltre, l’ingresso del professore Massimo Villari, uno dei massimi esperti nel settore Cloud, ha dato una ulteriore spinta affinché questa applicazione si avvalesse di questa tecnologia che si stava affacciando con prepotenza sul mercato. Inoltre, il team era eterogeneo, di talento e capace. Quindi, cosa è andato storto? Perché Skilled non ha sfondato? Ma soprattutto, qual è la lezione che possiamo imparare da questo fallimento? Alessio dà una sua interpretazione, naturalmente, e potete ascoltarla nella parte finale di questo podcast.

Perché #falliscimeglio?

Era da almeno un anno che pensavo di affiancare le storie dei fallimenti delle startup a quelle sull’innovazione tecnologica, sociale e culturale che solitamente popolano Start Me Up. Il motivo? Contribuire a alimentare una cultura del fallimento che – come diciamo spesso – manca o viene raccontata in modo distorto. #falliscimeglio vuole raccontare il buono del fallimento delle startup che oggi non ci sono più (o che oggi fanno qualcosa di diverso) per fare in modo che gli ascoltatori possano far tesoro degli errori degli altri per non commetterli più. E inoltre, per fare in modo che ci si possa rendere conto che il mondo delle startup non è solo fatto di successi: sono tanti quelli che ci provano e che, seppur sbagliando, decidono di andare avanti. Lo ha scritto molto bene Fabrizio Ferreri Ceo di Seejay sul suo profilo facebook qualche mese fa:

E con #falliscimeglio, Start Me Up vuole fare la sua parte.


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