Intelligenza Artificiale e supermercato: perché potremmo non avere più scaffali vuoti.



Esiste un filo conduttore che collega lievito di birra e intelligenza artificiale: è stato il primo pensiero dopo aver chiuso la telefonata con l’ospite di questo podcast. Ed è un collegamento, seppur azzardato, comunque fedele alla realtà.

Sì perché la storia della startup protagonista di questa puntata di Start Me Up ha inizio durante il lockdown da una skype call: una semplice riflessione che ha portato, un paio di anni dopo, Giulio Martinacci, toscano, a vivere in Puglia e a aiutare chi lavora nei supermercati a ottimizzare i propri flussi di approvvigionamento della merce grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Giulio è il co-founder di Tuidi e in questo podcast racconta la sua storia e quello che ha imparato fin qui dal fare azienda.


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Intelligenza Artificiale al servizio di chi fa la spesa

Tuidi è la soluzione sviluppata da Giulio Martinacci e Vincenzo Morelli che permette a chi lavora all’interno della GDO di gestire al meglio le proprie scorte. Il supporto offerto da questa startup si basa sull’impiego di Intelligenza Artificiale che attraverso l’elaborazione di una serie di dati riesce a fornire delle previsioni sulle vendite particolarmente accurate.

I vantaggi sono chiari: chi gestisce un supermercato saprà quando rifornire uno scaffale e con quale specifico prodotto. I clienti saranno più soddisfatti perché riusciranno sempre a trovare ciò di cui hanno bisogno. E anche chi lavora all’interno di un supermercato può beneficiare del supporto dell’intelligenza artificiale. Racconta Giulio che i dipendenti di alcuni punti vendita che adottano già la soluzione proposta da Tuidi hanno ridotto di un’ora il loro monte ore giornaliero: lavorare meno per lavorare in modo più efficiente.

Lockdown e quella mancanza di prodotti sugli scaffali

Tuidi è nato durante il primo lockdown in una skype call tra i due co-founder. Per i due amici era paradossale che entrambi non riuscissero a trovare i prodotti che a loro servivano. In quel periodo Giulio viveva in Italia e non riusciva a trovare il lievito per fare il pane (più che lui, in realtà, suo padre), mentre Vincenzo era in Francia dove – racconta – era impossibile trovare la carta igienica: da qui l’intuizione di poter utilizzare l’intelligenza artificiale per ridurre il rischio del cosiddetto “vuoto a scaffale”.

Da quella chiamata è partito il primo processo di validazione e nel giro di un paio di settimane i due amici stavano già lavorando a quello che poi sarebbe diventato Tuidi.

Il Sud Italia come terra ricca di opportunità

Lo sviluppo di Tuidi ha portato Giulio dalla Toscana alla Puglia dove oggi ha sede l’azienda. La possibilità di vivere al Sud Italia è un’opportunità in termini di mercato. Soprattutto in questa parte di Italia, la GDO è affidata a una serie di aziende molto piccole e diverse tra loro: un contesto in cui la soluzione offerta da Tuidi può realmente fare la differenza, alla luce anche dei cambiamenti nel modo di fare la spesa da parte degli italiani.

La citazione di Giulio su Intelligenza Artificiale e Supermercati

In Tuidi, Giulio riflette tutto ciò che fino ad oggi ha vissuto da un punto di vista imprenditoriale: dalla prima idea di impresa, “un tripadvisor per gli universitari” realizzata insieme a Vincenzo, all’esperienza da dipendente all’interno di Washout.

Nell’intervista sottolinea come sia la pazienza l’elemento di forza di chi fa impresa. Una disposizione d’animo che ha in sé la fermezza di chi crede nelle proprie idee e l’umiltà di chi sa comunque mettersi in discussione. Due caratteristiche che descrivono alla perfezione cosa significhi fare startup.


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La transizione ecologica passa anche dalla ricerca acustica (e la lana)



Cosa lega la transizione ecologica, i processi di autocostruzione e la ricerca acustica? Se la domanda sembra bizzarra la risposta non è da meno: la lana di pecora. Sì, abbiamo scritto lana di pecora e se ascolterai questo episodio di Start Me Up capirai perché. Il protagonista è Leonardo Lococciolo, project manager di Hackustica.

Hackustica è la startup pugliese che si occupa di progettazione e consulenza acustica, ma anche di ricerca e sviluppo di materiali naturali. Al momento il tutto è finalizzato alla produzione di pannelli fonoassorbenti ma in futuro gli sviluppi potrebbero interessare anche il campo della bio-edilizia. Insieme a Leonardo scopriamo lo stato dell’arte del mercato dei prodotti industriali di origine animale, cercando di intuire il potenziale dietro la sua azienda.

 


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La lana di pecora e la transizione ecologica

Hackustica deve la sua nascita al territorio pugliese. Non sarebbe stato possibile infatti immaginare questo tipo di azienda se non in una regione con una presenza massiccia di aziende agro pastorali e che negli ultimi anni ha visto la nascita di numerose iniziative nel campo della cultura e dello spettacolo. L’intuizione di utilizzare la lana di pecora come elemento centrale per la produzione di pannelli fonoassorbenti da destinare agli spazi per il pubblico spettacolo viene fuori proprio da questo mix (ma nel podcast è raccontato meglio).

La citazione di Leonardo di Hackustica su trasizione ecologica e lana

La lana di pecora, a parità di consumo, presenta una serie di vantaggi rispetto alle alternative attualmente in uso. Naturalmente, visto l’enorme potenziale che questo materiale ha e la quantità presente (non solo in Puglia) è normale che si stia immaginando di utilizzarla anche in settori che non siano strettamente legati al campo dell’insonorizzazione acustica. E l’impatto che questo materiale avrebbe in settori come ad esempio l’edilizia aiuterebbe ad accelerare i processi di transizione ecologica.

Ci sono alcuni fattori che al momento ostacolano la diffusione della lana di pecora. Una sfida che il team di Hackustica sta affrontando anche grazie al supporto del programma di incubazione Ready to impact di a|cube società benefit.

Autocostruzione e l’eredità di Ex-Fadda

Il percorso di Leonardo Lococciolo e Rosario Errico è strettamente legato alla nascita di Ex-Fadda a San Vito dei Normanni. Da questa esperienza i due founder si portano dietro tutta la potenza e i benefici dei cantieri di autocostruzione. È Leonardo a raccontare nel podcast che proprio grazie all’esperienza vissuta a San Vito dei Normanni lui ha compreso quale potesse essere il suo futuro professionale.

Il processo di autocostruzione è stato talmente importante per il team di Hackustica che una delle prime azioni di questa azienda è stata organizzare un cantiere che coinvolgesse professionisti e non per portare a termine il loro primo progetto: la realizzazione dell’architettura acustica di TEX – Il teatro dell’Ex Fadda.

Al momento in cui abbiamo registrato l’intervista gli sviluppi di Hackustica non sono stati ancora ben definiti. Qualunque sarà la strada però siamo certi che il team manterrà fede ai valori raccontati in questo podcast: riuso, economia circolare e processi partecipativi. Elementi che tra le altre cose permettono a Hackustica di legare la transizione ecologica alla ricerca acustica.


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Agricoltura sociale: relazioni per un cibo più sano e sostenibile.



In questo podcast facciamo un viaggio tra la Puglia e il Piemonte: queste due regioni sono legate da qualche settimana da un accordo che ruota intorno all’agricoltura sociale. Un fenomeno che riguarda la terra ma anche le relazioni tra le persone. Perché può sembrare una banalità ma oggi come non mai è bene ribadire che un prodotto è buono e sano solo se chi lo coltiva e lo vende riceve la giusta ricompensa per il proprio lavoro.

Lo testimoniano le storie dei due protagonisti di questa puntata: Fabrizio Guglielmi del Forum Agricoltura Sociale Puglia e Claudio Naviglia di Humus Job.

Un podcast reso possibile grazie al contributo di Sonia Gennaro di Lita.co.


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Agricoltura sociale, una agricoltura fatta di relazioni.

L’agricoltura sociale è fatta da relazioni, dice Fabrizio all’inizio del podcast.

È una definizione che ben descrive questo fenomeno che è riconosciuto anche dalla Legge Italiana. Dice Wikipedia: “L’agricoltura sociale è quel tipo di intervento atto all’uso terapeutico delle attività presenti in un’azienda agricola condotte secondo criteri di responsabilità etica e sostenibilità ambientale dagli imprenditori agricoli. Le attività, spesso di tipo manuale, nell’allevamento e nella cura degli animali e in orticoltura possono essere di beneficio sia in ambito educativo sia a persone in particolari situazioni di svantaggio e difficoltà.”

Il Forum dell’Agricoltura Sociale in Puglia: rispetto dell’ambiente e progetti di comunità.

Il Forum dell’Agricoltura Sociale è una associazione nazionale che promuove e regola questa disciplina in Italia: ha scritto una carta dei principi e opera sul territorio attraverso sezioni regionali. Quella pugliese, dice Fabrizio Guglielmi, nasce con una particolare attenzione al rispetto dell’ambiente e al carattere incluso di questa pratica. Per questo motivo il forum ha voluto che nella legge regionale dedicata all’agricoltura sociale fosse inclusa la possibilità a aziende agricole, associazioni e cooperative di promuovere progetti comuni.

Per sua natura, inoltre, l’agricoltura sociale è anche un modo per contrastare il triste fenomeno del caporalato nei campi. Ed è qui che la strade del forum pugliese incontrano quelle di Humus Job.


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Humus: contratto di rete per un cibo più sano e sostenibile.

Fondata in Piemonte come associazione di promozione sociale e oggi startup innovativa, Humus Job ha fatto tesoro del contesto agricolo in cui è nata. Sin da subito ha cercato di risolvere con azioni mirate e concrete i bisogni delle aziende agricole fino alla scoperta dei contratti di rete. Lo Stato Italiano, spiega Claudio Naviglia nel podcast, prevede infatti che aziende di piccole dimensioni possano unirsi per condividere mezzi e risorse, inclusa la manodopera. Un modo quindi per assicurare ai lavoratori contratti continuativi e alle aziende la divisione degli oneri, oltre la possibilità di costruire rapporti di fiducia con i propri dipendenti e con gli altri operatori presenti sul territorio.

La citazione di Claudio su Agricoltura Sociale

Lo scorso 17 luglio il Forum dell’agricoltura sociale pugliese e Humus Job hanno firmato un accordo per promuovere il contratto di rete tra le aziende del territorio. È il primo al Sud Italia.


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Foto di copertina di GreenForce Staffing via Unsplash.

Crescere grazie alla community: il modello di The Qube.



L’online e soprattutto i social network ci hanno abituato al concetto di community. Gruppi di persone che condividono un interesse e decidono di vedersi regolarmente e fare delle cose insieme. In tutto il Sud Italia ci sono molte community che ruotano intorno al mondo startup, spesso nascono per supportare chi ha un’idea e non sa da dove iniziare.

Tra i miei contatti forse Salvatore Modeo con The Qube è quello che meglio è riuscito a interpretare la community, mettendola al centro della crescita personale e imprenditoriale, non solo sua, ma del territorio in cui vive. In questo podcast ci racconta i passi e le modalità che stanno dietro un modello che potremmo definire: “incentrato sulla community”.

Tanti progetti tutti incentrati sulla community

Il racconto di The Qube che faremo in questo podcast parte dalla fine. Cioè dall’ultimo evento che vede co-protagonista questa community. Parliamo di Officine Mezzogiorno, il progetto ha come Capofila ItaliaCamp e si avvale della collaborazione del Comune di Lecce e di The Qube. L’obiettivo è convertire uno spazio oggi adibito a rimessa di autobus ad “un hub di connessione” destinato a modificare l’intero asset della zona.

The Qube non è nuova a questo tipo di operazioni. Già tre anni fa, grazie a un finanziamento della Regione Puglia, ha dato vita a Molo 12, uno spazio di coworking che fino ad allora era stata una biblioteca. Il “Molo” negli anni è diventato il fulcro di una serie di servizi che The Qube ha offerto ed è diventato centro di connessioni tra chi, a Lecce, ha voglia di fare impresa.

La citazione di Salvo sul ruolo della community e del coworking

La particolarità di questi progetti è la centralità della community. Sin dagli esordi, Salvatore e il resto del team di The Qube, hanno focalizzato i propri sforzi nel fornire risposte alle richieste di chi stava loro intorno, creando occasioni di scambio e di crescita personale e imprenditoriale. Un modello che da un anno circa stanno esportando anche a Brindisi con Super Brindisi. Incontri incentrati sulla community dove non c’è uno speaker, ma tutti hanno la possibilità di condividere la propria esperienza, in un’ottica di crescita personale e imprenditoriale.

Il ruolo e l’importanza del coworking

Nella storia di The Qube il coworking si è dimostrato un asset indispensabile. Non una semplice stanza con delle sedie e una connessione a internet, ma un luogo dove le persone sono pronte a entrare in contatto e a – come dicono quelli bravi – “contaminarsi”. Per questo chi lavora al suo interno deve avere un’attitudine alla collaborazione. Un concetto che nei primi anni di Molo 12 non è stato compreso da molti, ma con il tempo è entrato nella quotidianità delle persone. Il coworking rappresenta fisicamente il luogo dedicato alla community: dove si lavora, ci si incontra, si cresce. Insieme.


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Nella foto di copertina: Clay Banks on Unsplash


I brani utilizzati in questo podcast:

Mundi festival come piattaforma dell’incontro interculturale del Sud Italia



Un momento del festival MUNDIMUNDI Festival è un evento di Musica, Arte, Innovazione e Intercultura che si è svolto per la seconda volta tra il 31 maggio e il 2 giugno scorsi a Sannicandro di Bari, in Puglia. A un mese circa dalla conclusione dell’evento abbiamo chiesto al direttore artistico Federico Zonno di raccontarci cosa è successo in quei giorni in quella parte di Italia. Ci piace sottolineare che questo podcast nasce grazie al gruppo d’ascolto di Start Me Up. È stato lì che Mariagrazia Partipilo ha segnalato MUNDI e da lì ne è venuta fuori questa intervista.

Il festival e il castello come piattaforma dell’incontro interculturale

Il MUNDI Festival nasce con l’obiettivo di riscoprire la Corte del Castello Normanno Svevo di Sannicandro come piattaforma dell’incontro interculturale. MUNDI Festival ha una proposta molto vasta. In calendario c’erano infatti: incontri, proiezioni, workshop, una mostra permanente, stand di food and drink, e tanta musica, con sonorità selezionate, sperimentazioni e suoni dal mondo. Un festival che oltre alla spinta culturale si preoccupa di rispondere in maniera concreta ai problemi del mondo. Il MUNDI Festival sostiene infatti MERIDIANS ONLUS, associazione di volontariato che con il Progetto VILLAGGIO PUGLIA in Uganda, scrivono gli organizzatori sulla loro pagina facebook “rappresenta un segno tangibile dell’importanza della cooperazione allo sviluppo internazionale, dell’apertura, veramente pugliese, allo straniero”.

Mare: il tema dell’edizione 2019

Il tema dell’edizione 2019 di MUNDI era il mare. Gli organizzatori hanno deciso di vederlo sotto tre angolazioni specifiche: il mare come come fattore identitario per il Sud Italia, un elemento che accomuna tutto il Meridione, anche quei luoghi che non si affacciano direttamente sul mare (come Sannicandro, appunto). Il mare come scenario del soccorso, che purtroppo, di questi tempi è a volte negato. Federico spiega bene nel podcast il lavoro che tutto il team di MUNDI porta avanti anno dopo anno nel sensibilizzare la popolazione sul tema dei migranti, mostrando anche concretamente esempi virtuosi. E infine il mare come luogo purtroppo contaminato: un mare inquinato che sta a noi curare e rispettare di più.

La citazione di Federico di MUNDI festival

Il fenomeno del “sentirsi a casa”

Nella terza parte dell’intervista con Federico affrontiamo il tema della “casa”. Il team che organizza MUNDI non vive tutto l’anno a Sannicandro, ma è composto principalmente da ragazzi che hanno deciso di studiare/lavorare da un’altra parte. Se non fosse per il loro impegno in Puglia, questa sarebbe una storia che tanti di noi conoscono (e che spesso anche da questo blog abbiamo denunciato). Il fenomeno che registriamo con MUNDI lo abbiamo visto anche in altri luoghi e contesti: è l’impegno dei ragazzi che, nonostante abbiano deciso di vivere e formarsi altrove, sentono ancora un forte legame con la propria terra di origine. Ma se prima tutto ciò era legato alla nostalgia, oggi questo si trasforma in azione e “give back”.

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La foto di copertina è di MUNDI Festival, via


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Un hackathon in bus per unire il Nord e il Sud Italia



Il team che ha partecipato all'hackathon tra Nord e Sud ItaliaHanno viaggiato dalla Lombardia alla Puglia per riportare venti pugliesi residenti a Milano a Bari. Lo scopo era lavorare per nove ore a bordo dell’Hyperbus, il pullman che ha ospitato un vero e proprio hackathon in mobilità. A organizzarlo è l’associazione Pugliesi a Milano che avvalendosi della collaborazione di una serie di enti e partner è riuscita a creare un collegamento fisico tra il Nord e il Sud Italia. Ne parliamo in questo podcast con il presidente di Pugliesi a Milano Nicola Tattoli e una delle venti partecipanti, Antonella Buccolieri.

Un laboratorio permanente di idee tra il Nord e il Sud Italia

Un hackathon lungo circa 9 ore e oltre 880 km, è quello che si è svolto sull’Hyperbus e che ha permesso a venti giovani professionisti, con l’aiuto di mentor e facilitatori esperti, di lavorare su alcuni business case proposti da Confindustria e Ance Bari BAT. Lo scopo era trovare soluzioni innovative per le aziende nel campo del retail, logistica, food/turismo, associazioni di categoria e trasporti. Il tutto è stato poi presentato davanti a una giuria di esperti il 17 maggio scorso presso l’Impact Hub di Bari.

la citazione di Antonella di Hyperbus
Ma se il viaggio del bus si è fermato a Bari, la corsa di Hyperbus non si arresta qui. I ragazzi che hanno partecipato all’esperienza hanno tutta l’intenzione di continuare a lavorare sui temi proposti e gli organizzatori non vogliono che questo resti un evento in sé. L’idea è quella di voler creare un collegamento stabile tra queste due regioni italiane in una sorta di laboratorio permanente di idee.

La citazione di Nicola di Hyperbus, hackathon

L’Hyperbus è una iniziativa dell’Associazione Pugliesi a Milano, fondata nel 2013 da alcuni giovani professionisti pugliesi che vivono e lavorano a Milano, allo scopo di fare networking e valorizzare le eccellenze della loro terra di origine. Loro si sono avvalsi della collaborazione di Confindustria Bari-BAT e ANCE Bari BAT, Dfarm (Digital Transformation Factory) e la School of Management dell’Università LUM Jean Monnet di Milano, main partner del progetto, che ha ospitato la prima fase delle selezioni e della formazione dei candidati.
Il progetto Hyperbus, infine, è stato realizzato in collaborazione anche con l’ente di formazione dot Academy, partner tecnico, e con il patrocinio di ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, #WeAreinPuglia, Regione Puglia, Regione Lombardia e il supporto consulenziale di Loalex.

Link utili per chi cerca lavoro al Sud Italia

Durante l’intervista Nicola ha citato una serie di opportunità di lavoro, copiamo di seguito i link per saperne di più:

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Faragola si salva con il turismo collaborativo e il tour sharing

Una visita a Faragola permette di salvarla. Si, non stiamo esagerando, ma ci riferiamo al progetto #SaveFaragola, una maratona di solidarietà 2.0 basata sui principi del turismo collaborativo e il tour sharing. Dal 16 agosto scorso – e fino al 30 settembre – è possibile prenotare visite guidate ed eventi speciali con guide professioniste: l’obiettivo è di raccogliere fondi da destinare al sito archeologico di Faragola (Ascoli Satriano – FG), danneggiato gravemente nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017 durante un incendio di natura dolosa.

Inoltre grazie al format ILLUMINATI AD ARTE i partecipanti potranno utilizzare candele, fiaccole o lanterne per l’illuminare i monumenti da loro scelti! In questo caso le visite si svolgeranno rigorosamente o al tramonto o al crepuscolo.

Oltre alla salvaguardia del sito archeologico di Faragola, queste iniziative vogliono valorizzare la figura del Professionista della Cultura che decide di donare una parte del ricavato della propria prestazione professionale, a favore della Valorizzazione di un Bene Culturale.

Come quindi si può Salvare Faragola?

Per salvare Faragola e quindi partecipare attivamente a #savefaragola è semplice:

  • Scegli un evento della dal portale iloveguido.it nella pagina dedicata al progetto;
  • Porta un amico e passa parola. Se non si può partecipare, è possibile scegliere un tour e donarlo. Si farà felice due persone: chi dona e chi lo riceve!

Chi vuole salvare Faragola?

Immaginiamo tutti ma in uesto caso vi parliamo delle due associazioni che stanno promuovendo #savefaragola.

The Monuments People è una associazione di Promozione Sociale nata dall’idea di quattro guide turistiche abilitate presso la Regione Puglia con l’obiettivo di avere uno strumento per operare insieme nell’ambito della promozione, valorizzazione e soprattutto della fruizione dei beni culturali e ambientali. La scelta del nome richiama un il film “The Monuments Men” che racconta le gesta di quegli uomini e donne che durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale riuscirono a ritrovare e a salvaguardare innumerevoli capolavori della nostra storia dell’arte. Loro non si definiscono semplici “Men” ma preferiscono “People”, perché l’intento è coinvolgere il maggior numero di persone.

Guido tour sharing nasce nel 2015 come spin off per la sperimentazione di pratiche collaborative per favorire un turismo più inclusivo. Nel 2017 si costituisce Impresa Sociale grazie anche al sostegno della Fondazione Cariplo. Obiettivo è quello di utilizzare le nuove tecnologie per valorizzare il patrimonio culturale di una città attraverso una mediazione dal vivo e l’integrazione tra residenti e turisti individuali.

Sei una guida turistica e vuoi inserire un tuo tour su iloveguido? Puoi mandare una mail o iscriverti al gruppo facebook “Amici di #savefaragola”.

 

36. Realizzare app per bambini non è certo un gioco da ragazzi



Vengono identificate come app per bambini anche se il settore è quello delle app educative e non si rivolgono solo ai più piccoli. Marshmallow Games è una bella realtà pugliese che ha da poco chiuso un round di investimenti attraverso la piattaforma di equity crowdfunding Mamacrowd. Di questo e di molto altro parliamo con Cristina Angelillo, cofondatrice dell’azienda.

La scelta dell’equity crowdfunding

Aver scelto di finanziarsi attraverso l’equity crowdfunding è frutto di una serie di riflessioni nate dalla semplicità del modello di business che Marshmallow Games ha. Spiegare al pubblico cosa sono le app per bambini e illustrarne i benefici è qualcosa di estremamente semplice. Inoltre, la pluralità di investitori – ci dice Cristina – rappresenta un valore aggiunto per tutta l’azienda.

Contenuti divertenti e educativi, ma anche sicuri

Uno degli aspetti più rilevanti che vengono fuori dalla descrizione che viene fatta della società è la mole di successi che in questo momento la piattaforma vive. Dal numero degli utenti, al tempo speso sulle applicazioni. I dati, forniti dalla stessa azienda vengono commentati da Cristina durante l’intervista, svelandoci anche il motivo per cui le app per bambini di Marshmallow Games hanno questo successo. Accenniamo anche al tema della sicurezza, caro all’azienda più per l’esperienza di gioco che all’uso di questi dispositivi da parte dei più piccoli: un aspetto che comunque non viene sottovalutato.

La citazione di Cristina di Marshmallow Games, azienda che produce app per bambini

App per bambini: un mercato con un doppio target

La sicurezza fa venir fuori una delle particolarità del mercato delle app per bambini, cioè il doppio target a cui si rivolgono. Se infatti, si lavora per rendere le app sempre più accattivanti e divertenti per i bambini, non bisogna dimenticare che chi ha potere di scelta è il genitore. Va da sé che chi opera nel settore delle app per bambini non deve mai dimenticare di parlare agli uni e agli altri, focalizzando bene i bisogni di ciascuno.

Marshmallow Games: una storia contro gli stereotipi

La storia di Marshmallow Games è interessante perché in controtendenza rispetto a due temi che spesso pongono l’Italia – e il Sud Italia in special modo – agli ultimi posti delle classifiche internazionali. Il team di Marshmallow Games ha sviluppato app per bambini anche per grandi aziende, sfatando così il mito dell’assenza di dialogo tra le grandi corporate e le startup italiane. Questo testimonia come processi di open innovation siano sempre più presenti anche nel nostro paese e siamo felici di poterli raccontare nei nostri podcast.

L’altro tema fondamentale è l’essere donna e imprenditrice. Nel caso di Cristina poi, si aggiunge anche il suo essere madre. Ne parliamo perché è un tema a noi caro, ma anche perché fino al 10 agosto sarà possibile partecipare al Premio Gammadonna. Cristina è stata tra le finaliste qualche anno fa e durante l’intevista racconta ciò che questa esperienza le ha dato.


Foto di Hal Gatewood via Unsplash

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Suq. in tour, Pralina in Spagna e Alghero centro del Mediterraneo

Cosa succede nel mondo dell’innovazione del Sud Italia proviamo a raccontarlo già da tempo. Camera a Sud è la nuova rubrica che vuole tenervi aggiornati sugli sviluppi e le novità che riguardano tutti quei progetti che sono passati da Start Me Up e che stanno continuando a contribuire a una immagine del Sud Italia produttivo, innovativo e competitivo. Ogni settimana, tre aggiornamenti da tre regioni del Sud Italia diverse.

Al via il Suq. Tour

Per tutta l’estate gli amici di Suq., il magazine che racconta la Sicilia non convenzionale, saranno in giro tra festival e manifestazioni varie. Se siete in zona DOVETE passarli a trovare. Gli appuntamenti in programma sono:

  • 25/7 – Ortigia Sound System Festival — #Oss18- Ortigia Oss Infopoint / ore 20.30
  • 03/8 Periferica – Mazara del Vallo / ore 20
  • 04/8 Mish Mash fest – Milazzo / ore 20
  • 05/8 Giardino Letterario – Milazzo / ore 19.30
  • 11/8 FestiValle 2018: Music and Digital Arts Festival – 2nd edition – Valle dei Templi –
  • Agrigento / ore 20
  • 24 Agosto – Una Montagna di Luoghi – Gangi / ore 19.30

Alessandro Blancato di Suq. è stato nostro ospite nel podcast numero 28.

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Pralina sbarca a Barcellona (in Spagna)

Pralina, la ditta pugliese che confeziona zuppe e vellutate, è da poco presente anche in Spagna. La Bodega Santo Porcello di Barcellona ha infatti deciso di offrire ai propri clienti anche gli eccellenti prodotti confezionati a Melpignano.

Valentina Avantaggiato di Pralina è stata una delle prime ospiti di questa stagione di Start Me Up. In quella occasione l’azienda pugliese era in piena campagna di equity crowdfunding: operazione che si è conclusa con successo e che – come possiamo vedere – ha dato modo a Pralina di espandersi.

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MediterranEU e la nuova edizione della Rumundu Academy

Uno dei progewtti che ci è piaciuto di più della stagione 2016/2017 è stato Rumundu, la scuola di innovazione sociale fondata da Stefano Cucca. Il 20 luglio hanno presentato la nuova edizione della Summer School e un nuovo progetto, MediterranEU. Nel video di seguito possiamo sentire una breve spiegazione di questa nuova iniziativa.

Se cliccate sul bottone in fondo invece, potete ascoltare l’intervista che Stefano ha rilasciato a Start Me Up un anno fa circa…

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foto di copertina di angela pham, via Unsplash

Formi gli innovatori del domani? La Regione Puglia cerca proprio te!

È stato pubblicato qualche giorno fa l’avviso relativo alla “Selezione Factory”, primo passo di “Estrazione dei Talenti”, il progetto della Regione Puglia che attraverso l’ARTI – Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione – intende potenziare le competenze di aspiranti imprenditori, in modo che le loro startup abbiano maggiori possibilità di successo.

Il primo tentativo italiano su iniziativa del pubblico rivolto all’accelerazione d’impresa.

“Estrazione dei Talenti” finanzierà percorsi personalizzati di accompagnamento alla creazione d’impresa rivolti a team di aspiranti imprenditori innovativi nell’ambito delle aree prioritarie di innovazione, per un valore complessivo di 10 milioni di euro per un triennio. Sono percorsi di accompagnamento imprenditoriale che ad oggi, di norma, vengono offerti sul mercato da parte di soggetti privati.

Cosa cerca al momento la Regione Puglia

La Regione Puglia cerca “factory”, cioè gruppi di soggetti esperti, pubblici e privati, nazionali e internazionali, che propongano e realizzino programmi di accompagnamento personalizzato e accelerazione dei team di aspiranti imprenditori innovativi, nell’ambito delle aree prioritarie di innovazione della Strategia di specializzazione intelligente pugliese:

  • manifattura sostenibile;
  • salute dell’uomo e dell’ambiente;
  • comunità digitali, creative e inclusive.

La regione puglia alla ricerca dei formatori

Chi può candidarsi?

Le selezioni per “Factory” sono aperte a diverse tipologie di raggruppamenti:

  • incubatori, acceleratori d’impresa e investitori;
  • enti pubblici di ricerca e università, associazioni imprenditoriali, distretti produttivi e tecnologici;
  • parchi scientifici e tecnologici;
  • camere di commercio;
  • imprese anche in forma associata;
  • laboratori e centri di ricerca pubblico-privati;
  • scuole superiori; ITS;
  • organismi formativi, associazioni di promozione della cultura d’impresa.

E come si fa?

Tutte le procedure saranno gestite esclusivamente in via telematica, mentre la documentazione sarà prodotta solo in formato digitale. Per partecipare alla selezione, ogni factory dovrà collegarsi al portale estrazionedeitalenti.arti.puglia.it e presentare un programma degli interventi, articolato in servizi di accompagnamento e accelerazione di impresa.
Le domande di partecipazione con i relativi programmi di interventi dovranno essere trasmesse esclusivamente attraverso procedura telematica entro il 18 luglio 2018.
Le Factory selezionate sulla base del programma degli interventi presentato da un Nucleo di Valutazione dovranno costituire la propria sede legale e operativa in Puglia.

La ricerca viene fatta anche su “strada”

La ricerca delle Factory sta proseguendo anche attraverso un roadshow, partito da Palermo il 2 maggio, per toccare altre sei città italiane: Bologna, Pisa, Milano, Verona, Napoli e Roma. In ogni tappa, l’ARTI incontra i soggetti interessati a diventare parte attiva nel processo di valorizzazione delle idee imprenditoriali, illustrando l’iniziativa e offrendo loro un’occasione di networking per trovare i partner giusti con cui partecipare alla selezione. Vedi tutte le tappe del roadshow.

Cosa prevede la fase successiva di “Estrazione dei Talenti”?

Successivamente, con un secondo avviso pubblico, saranno raccolte le candidature dei team. Gli aspiranti imprenditori che saranno selezionati usufruiranno del percorso di servizi prescelto, che avrà una durata massima di 300 ore.

Per tutte le atre informazioni estrazionedeitalenti.arti.puglia.it.

Foto di copertina di Ricardo Rocha vista su Unsplash