Perché chi ha un’idea d’impresa dovrebbe leggere “Da cosa nasce cosa”

Non so quando o perché ho deciso di inserire Da cosa nasce cosa di Bruno Munari nella mia lista pubblica di libri da leggere. Forse ne ho letto un estratto da qualche parte e avevo deciso che doveva rientrare nella mia biblioteca personale. L’incoscienza a volte ci azzecca e nonostante io non sia un designer questo libro mi ha divertito e per certi versi l’ho trovato utile per il mio lavoro.

Un libro sulla creatività

copertina libro Munari Da cosa nasce cosaSe ho deciso di parlare di Da cosa nasce cosa di Bruno Munari per dare il via alla rubrica sui libri di Start Me Up è perché questo è un libro sulla creatività. Vuoi poi per la scrittura leggera, vuoi per la semplicità delle argomentazioni Da cosa nasce cosa è a mio avviso un must per chi risolve problemi per lavoro. L’intento di Munari è quello di insegnare le basi della progettazione di cose alla portata di tutti, che risolvono problemi reali. Perché “se si impara a risolvere piccoli problemi si può pensare di risolvere poi problemi più grandi.” Munari spiega tutto in maniera lineare e attraverso modelli molto semplici. Su tutti, lo schema di risoluzione di un problema a mio avviso andrebbe appeso sul muro di ogni agenzia che progetta soluzioni per qualsiasi tipo di cliente.

La regola fondamentale che sta dietro ogni progetto: semplificare.

C’è anche un paragrafo dedicato all’importanza di semplificare. “Semplificare è un lavoro molto difficile e richiede molta creatività. Complicare è molto più facile”. Ora quanti di voi hanno progettato una app o un servizio, pensandoci di farci una startup, mettendoci dentro decine di funzioni? E adesso, pensate a quante cose o servizi usate proprio perché sono semplici da utilizzare? E, attenzione se non siamo capaci di capire quanto difficile sia semplificare è perché, per natura, è difficile quantificare il lavoro progettuale che c’è dietro a un oggetto o servizio che funziona bene. Sarà capitato a tutti, davanti a un nuovo oggetto che fa qualcosa di semplice esclamare: “Ma questo lo sapevo fare anche io”. La risposta migliore la dà Munari:

“quando qualcuno dice
questo lo so fare anch’io
vuol dire
che lo sa rifare
altrimenti lo avrebbe
già fatto prima”.

E qui capite quanto la novità rappresenti, almeno per alcuni campi, un reale vantaggio competitivo.

citazione da cosa nasce cosa - Bruno Munari

Anche se nasce per designer, Da cosa nasce cosa è perfetto per chi ha un’idea e vuole farci un’impresa. Il testo giusto, che ti induce a dubitare delle cose giuste e a porti le domande corrette. Servono altri motivi per pensare di doverlo leggere?

foto di copertina Chris Benson, via Unsplash

Quali e dove sono gli incubatori certificati al Sud Italia?

Gli incubatori certificati sono una parte importante dell’ecosistema italiano delle startup. Ci sono (almeno sulla carta) sette incubatori certificati al Sud Italia: sapere quali sono e dove si trovano è un buon modo per capire se e come interagire con alcuni di essi.

Stabiliti per decreto legge, gli incubatori certificati sono spesso oggetto di critiche perché accusati (a torto o a ragione) di non dare il contributo che dovrebbero all’ecosistema italiano in termini di innovazione.

Naturalmente generalizzare non fa mai bene e in questo articolo ci limiteremo a fornire informazioni su cosa sono gli incubatori certificati, perché potrebbero essere utili per la tua prossima idea di impresa e indicarti le regioni del Sud Italia dove sono presenti.

Cosa sono gli incubatori certificati

Gli incubatori certificati nascono nell’autunno 2012 quando il Governo Italiano ha deciso di supportare quelle aziende che avevano (e avrebbero) fornito un aiuto allo sviluppo delle startup innovative attraverso un riconoscimento giuridico e una serie di agevolazioni.

È possibile trovare la definizione di incubatore certificato nell’articolo 25, comma 5, del Decreto Legge n. 179:

“…l’incubatore di startup innovative certificato, di seguito «incubatore certificato» è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi dell’articolo 73 del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, che offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di startup innovative”.

Sempre nello stesso decreto sono indicati i requisiti che un’azienda deve possedere per poter essere riconosciuta come incubatore certificato.

Le aziende devono, ad esempio, disporre di “strutture, anche immobiliari, adeguate ad accogliere startup innovative, quali spazi riservati per poter installare attrezzature di prova, test, verifica o ricerca” con locali adeguatamente attrezzati per effettuare dei test o prototipi e ovviamente con accesso alla rete internet.

Oltre a quelli strettamente strutturali, le aziende devono possedere altri requisiti: come ad esempio avere un’amministrazione o direzione composta da “persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione”, devono avere regolari rapporti con enti di ricerca e devono dimostrare di aver avuto già esperienza nel campo delle startup innovative.

I vantaggi offerti da un incubatore certificato

Ok, ma perché un incubatore dovrebbe essere “certificato”? Il riconoscimento di questo status permette all’azienda che lo ottiene una serie di vantaggi, amministrativi e fiscali.

Per esempio gli incubatori certificati possono beneficiare di un intervento semplificato, gratuito e diretto del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese. Si tratta di un fondo a capitale pubblico che facilita l’accesso al credito attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari. La garanzia può coprire fino allo 80% del credito erogato dalla banca alle startup innovative e agli incubatori certificati, fino a un massimo di 2,5 milioni di euro.

Inoltre gli incubatori certificati sono esentati per i primi cinque anni di attività dal pagamento dell’imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per gli adempimenti relativi alle iscrizioni nel Registro delle Imprese. In più non sono tenuti a pagare il cosiddetto diritto annuale dovuto in favore delle camere di commercio.

Gli incubatori certificati hanno inoltre la possibilità di utilizzare strumenti di partecipazione al capitale sociale, le cosiddette stock option, e possono retribuire i propri collaboratori con sistemi di work for equity.

Infine, viene garantito agli incubatori certificati un accesso prioritario al programma Italia Startup Visa: le candidature al visto per lavoro autonomo provenienti da cittadini non UE che intendono avviare una startup innovativa in Italia mediante il sostegno di un incubatore certificato godono di un canale ulteriormente semplificato rispetto a quello già ordinariamente previsto nell’ambito del programma ISV.

Per conoscere il dettaglio di tutte le agevolazioni riservate agli incubatori certificati rimandiamo al sito del Ministero dello Sviluppo Economico.

Quali sono gli incubatori certificati al Sud Italia

Non tutte le regioni del Sud Italia hanno un incubatore certificato. In Campania e Sardegna ce ne  sono due per regione e queste aziende hanno la sede in due città diverse. Il resto delle regioni del Sud Italia ha un solo incubatore certificato ad esclusione della Sicilia dove, ad oggi, non risulta nessun ente di questo tipo.

Di seguito l’elenco dei singoli incubatori*:

Basilicata

Calabria

Campania

Puglia

Sardegna

*Dati estrapolati dall’elenco presente su https://startup.registroimprese.it.

Immagine di copertina di Tyler Franta via Unsplash.

Cerchi lavoro in una startup? Queste sono le offerte di Novembre

Siamo andati alla ricerca dei principali annunci pubblicati online nelle ultime settimane. Sono posizioni di lavoro in startup e non solo che spaziano dalla programmazione al marketing. Molte aziende richiedono la presenza, mentre per altre è possibile lavorare da dove si è. Vediamo le offerte in dettaglio.

Se sei una startup e vuoi allargare il tuo team, faccelo sapere e saremo lieti di inserire il tuo annuncio nel prossimo numero di Bacheca.

Boom

BOOM - lavoro in startup

BOOM è una startup che ha creato una piattaforma automatizzata end-to-end per produrre e gestire risorse visive in tutto il mondo.

Cosa cerca? Brand Specialist

Dove? Lavoro da remoto (in Europa)

Per saperne di più: Annuncio su LinkedIn.

Solenica

Solenica - lavoro in startup

Solenica è una startup focalizzata sulla sostenibilità e il benessere. L’ambizione più grande del team di Solenica è creare una nuova categoria nell’industria globale dell’illuminazione di consumo. Il loro prodotto di punta, Caia, è un eliostato residenziale dal bellissimo design che permette alle persone di reindirizzare la luce solare negli spazi interni.

Cosa cerca? Marketing Executive

Dove? Remoto

Per saperne di più: Annuncio su LinkedIn.

Startup Geeks

Startup Geeks - lavoro in startup

Startup Geeks è una startup con un obiettivo ben chiaro in testa: supportare ogni giorno persone che, come noi, vivono di innovazione.

Cosa cerca? Innovation Project Lead

Dove? Remoto

Per saperne di più: Annuncio su LinkedIn.

2Hire

2hire - lavoro in startup

2Hire è la startup che ha creato il primo sistema di scooter sharing elettrico a Roma, al momento attivo solo per gli studenti LUISS Guido Carli.

Cosa cerca? Product Manager, Car Hacker, Electronic Engineer, Frontend and Backend Developer

Dove? Roma/Milano/Remoto

Per saperne di più: Annunci di lavoro sul loro sito.

Progetto Rena

Progetto Rena - lavoro in startup

RENA è un laboratorio di protagonismo civico, un’associazione formata da persone di tutta Italia che credono nell’importanza di lavorare sulle condizioni che “danno forma alla società”. Persone che vogliono un Paese aperto a sperimentare politiche innovative, in cui le soluzioni ai problemi siano formulate e gestite in modo più collaborativo e trasparente, nel quale gli attori pubblici e privati si sentano responsabili delle proprie azioni verso la collettività.

Cosa cerca? Project Manager

Dove? Remoto

Per saperne di più: Leggi la descrizione della posizione.

Kyso (Spagna)

Kyso - lavoro in startup

La mission di Kyso è quella di costruire la migliore piattaforma per le aziende e i team di ricerca per condividere e discutere i rapporti di analisi dei dati. Il loro punto forte è la capacità di presentare i report tecnici in modo che siano compresi anche da un pubblico che non ha dimestichezza coi dati.

Cosa cerca? DevOps/Self-hosted Engineer

Dove? Remoto in Europa/Spagna

Per saperne di più: Annunci di lavoro sul loro sito.

Foto di copertina Eric Prouzet on Unsplash.

TEDx: una miniguida e un elenco delle edizioni del Sud Italia.

Il TEDx è un’iniziativa creata a livello locale, che ricalca lo spirito del TED: come la manifestazione americana anche i TEDx vanno alla ricerca di quelle “idee che vale la pena diffondere”.

Forse stiamo andando troppo veloce. Ok, facciamo un passo indietro.

Cosa è il TED (senza la “x” finale!!!)

Foto TED talk

foto, via.

Il TED è un acronimo che sta per Technology Entertainment Design (Tecnologia, Intrattenimento e Design). Dietro questa sigla vengono raccolte una serie di conferenze, chiamate anche TED talks, gestite dall’organizzazione privata non-profit statunitense Sapling Foundation.

TED è nato nel febbraio 1984 come evento singolo e dal 1990 si è trasformato in una conferenza annuale. Come è facile intuire, all’inizio gli interventi erano dedicati a tecnologia e design, (è pur sempre un evento che nasce dentro la Silicon Valley). In seguito la manifestazione ha esteso il suo raggio di competenza al mondo scientifico, culturale e accademico.

Durante un evento TED si susseguono una serie di speaker. Ognuno ha un certo periodo di tempo (solitamente ogni intervento dura meno di 20 minuti) per raccontare il proprio progetto relativo a una “idea che vale la pena diffondere”. La struttura dell’intervento e la scenografia in cui l’oratore è inserito seguono delle linee guida specifiche.

Vista l’esclusività degli eventi TED (partecipare tra il pubblico è relativamente costoso) e l’enorme successo che questo format ha registrato nel tempo, gli organizzatori hanno deciso di dare la possibilità a gruppi locali di organizzare degli eventi nel luogo in cui vivono. Questi eventi prendono il nome di TEDx e, ogni anno, se ne svolgono in ogni parte del mondo almeno 3000, come dichiarato sul sito ted.com.

Cosa è il TEDx (con la “x” finale)

tedx sala

foto, via.

I TEDx sono perciò degli eventi organizzati da individui appassionati che vanno alla ricerca di scoperte e ricerche che abbiano avuto un impatto all’interno della propria comunità. I TEDx offrono la possibilità a queste persone di amplificare queste idee e condividerle dal vivo durante un evento specifico e poi online, attraverso la condivisione delle registrazioni delle singole conferenze.

Gli eventi TEDx sono organizzati in modo indipendente sotto una licenza gratuita concessa da TED. Questo significa che questi eventi non sono controllati direttamente da TED, ma gli organizzatori accettano di rispettare il format e ricevono istruzioni precise per quanto riguarda l’allestimento della sala, il modo in cui i relatori dovranno raccontare la propria esperienza e in generale, come gestire l’intera organizzazione dell’evento.

Solitamente i TEDx hanno il limite di 100 persone. Solo chi nel team ha qualcuno che ha partecipato a un evento TED ufficiale ha la possibilità di organizzare un evento con un pubblico superiore a quella cifra.

Chi organizza un TEDx e come vengono scelti gli speaker

Il primo passo di chi decide di organizzare un TEDx è quello di chiedere la licenza attraverso il form online. L’evento nasce per identificarsi come comunità, per questo motivo la richiesta deve essere fatta da una singola persona che rappresenti un gruppo il più possibile eterogeneo. Gli organizzatori si impegnano a lavorare gratuitamente e l’evento dovrà essere sostenuto attraverso sponsor e il denaro ricavato dalla vendita dei biglietti.

In virtù di questo spirito “identitario” il nome dell’evento non prende mai quello della città in cui si svolge, ad eccezione di quegli appuntamenti riservati a più di 100 partecipanti. Le linee guida consigliano di riferirsi a un quartiere o a un elemento che identifica quella comunità proprio per accentuare questo aspetto.

tedx team

foto, via.

Ogni gruppo organizzatore sceglie liberamente i relatori, solitamente lasciandosi guidare da un tema specifico che ogni edizione ha. Le linee guida generali mettono dei paletti sulla scelta degli speaker: sono ad esempio da evitare interventi che pubblicizzano apertamente libri o servizi realizzati dagli oratori, oppure sono vietati tutti quegli argomenti che le linee guida identificano come “bad science”; quelle ricerche cioè non supportate da dati scientifici, o da dati poco trasparenti.
Il tutto è demandato alla sensibilità degli organizzatori locali che devono tenere a mente che lo spirito di un evento TEDx è quello di stimolare il dibattito e spingere a pensare fuori dagli schemi, non mettere persone l’una contro le altre.

Come si scrive e si pronuncia TEDx

TEDx si scrive con le prime tre lettere maiuscole e la “x” minuscola (sarebbe da mettere in apice). A questa sigla segue il nome del posto in cui l’evento è organizzato che si scrive tutto attaccato, ad esempio TEDxCapoPeloro o TEDXGiardinodellaMinerva.
La “x” può essere pronunciata in italiano “ics” o in inglese “ex”. A voi la scelta.

Cosa si fa durante un TEDx e perché si dovrebbe partecipare almeno una volta nella vita

Chi decide di partecipare a un evento TEDx dovrà perciò aspettarsi degli interventi dal vivo (senza la possibilità di poter rivolgere domande agli oratori) e tra un intervento e l’altro avrà la possibilità di vedere anche video di interventi passati, selezionati dall’archivio TED (è tutto materiale che viene rilasciato in Creative Commons). Gli interventi sono spesso intervallati anche da coffee-break in cui è possibile confrontarsi con i presenti e i relatori stessi.
In generale, è un’esperienza che consigliamo a chiunque stia leggendo questo articolo. Una scusa per sapere cosa si muove nel territorio in cui si vive e fare nuove conoscenze.

Quali e quanti sono i TEDx al Sud Italia

Ogni TEDx è frutto di organizzazioni locali e le licenze vengono concesse di anno in anno. Pertanto è possibile che qualche edizione locale non sia più attiva. In questo elenco, trovate i TEDx citati sul sito ufficiale ted.com. Ne manca qualcuno? Fatecelo sapere!

La mappa dei tedx al Sud Italia

Molise

Campania

Basilicata

Puglia

Calabria

Sicilia

Sardegna

Foto di copertina, via.

Dalla ricerca all’impresa: un ciclo di incontri racconta le startup del settore salute.

Sono tre gli incontri in programma, dedicati ad altrettante startup operanti in ambito sanitario.

L’obiettivo è ascoltare direttamente dagli imprenditori di startup del settore salute il racconto del percorso che hanno affrontato partendo dalle attività di ricerca fino all’ingresso sul mercato.

Ormai da tempo infatti il mondo delle startup attinge da quello della ricerca e sarà quindi interessante capire insieme il cambio di prospettiva che si è reso necessario per affacciarsi, dai laboratori di ricerca, al mondo delle startup.

Quali sfide hanno dovuto affrontare? E soprattutto, cosa è necessario per rendere questo percorso sempre più semplice?

Le startup del settore salute protagoniste di questo ciclo di incontri

I tre incontri di Fare startup nel settore salute: buone pratiche e storie di successo si svolgeranno online e tra le 14:30 alle 15:30 con il seguente calendario.

  • Si inizia il 21 ottobre con Ivan Porro di SurgiQ. SurgiQ è una piattaforma software basata sull’AI che supporta gli ospedali privati e pubblici con l’ottimizzazione delle risorse e l’automazione della programmazione dei trattamenti chirurgici e fisioterapici.
  • Il 4 novembre sarà la volta di Alessandro Monterosso di PatchAi. PatchAi attraverso un assistente virtuale empatico coinvolge il paziente e raccoglie i dati conversazionali in tempo reale con l’obiettivo di rendere la ricerca clinica e le cure di routine intelligenti e accessibili.
  • Si chiude il 18 Novembre con Agnese di Garbo di Restorative Neurotechnologies. Operando nella cosiddetta terapia digitale, Restorative Neurotechnologies sviluppa strumenti avanzati per la riabilitazione cognitiva, a partire dalla migliore ricerca italiana nelle neuroscienze e nelle tecnologie biomediche.

ATTENZIONE! La partecipazione agli eventi è gratuita, ma è necessario iscriversi attraverso la piattaforma eventbrite. La prenotazione può essere effettuata per ciascun evento.

Il ciclo Fare startup nel settore salute: buone pratiche e storie di successo è organizzato da Consorzio Arca in collaborazione con Eit Health. A moderare ciascun incontro sarà il “nostro” Fabio Bruno.

Vi aspettiamo!

Il posto vista mare per imparare marketing e comunicazione

Ormai dovresti saperlo, ogni anno, subito dopo l’estate, è tempo di tornare a studiare marketing e comunicazione senza però allontanarsi dal mare. È una delle caratteristiche della Tavola Rotonda dei Cavalieri Digitali, l’evento dedicato al mondo del digitale che, quest’anno, torna in presenza. L’appuntamento è l’8 e il 9 ottobre al Marina di Capo D’Orlando (ME).

Perché dovresti sedere alla Tavola Rotonda di Cavalieri Digitali

Partecipare alla Tavola Rotonda dei Cavalieri Digitali significa avere la possibilità di incontrare e ascoltare otto esperti di marketing e comunicazione. Quest’anno, inoltre, gli organizzatori hanno deciso di dedicare uno spazio alla sfera prettamente imprenditoriale, per spiegare tutto quel ““non visto” della professione, tra aspetti legali e aspetti commerciali di chi lavora o vuole lavorare nel mondo digitale”.

Se stai pensando a delle semplici lezioni frontali sei fuori strada. Il programma è ricco di laboratori pratici, esercizi e momenti di autovalutazione insieme ai relatori. In più, si parla di tavola rotonda non a caso: i relatori infatti saranno allo “stesso livello” dei partecipanti così da sottolineare il rapporto di parità che una tavola rotonda si porta dietro.

Scopri il programma e tutte le altre informazioni su come prendere parte all’edizione 2021 della Tavola Rotonda dei Cavalieri Digitali sul sito dell’evento.

La Tavola Rotonda dei Cavalieri Digitali è il tuo posto vista mare per imparare marketing e comunicazione.

Se hai una startup e vivi in Sicilia la Regione ti porta a SMAU 2021

I tempi sono stretti, ma l’occasione è ghiotta. Qualche giorno fa la Regione Siciliana ha aperto una manifestazione d’interesse per le startup siciliane interessate a partecipare a SMAU 2021, che si terrà a Milano (FieraMilanoCity, MiCo) il 12 e 13 ottobre.

La scadenza per l’invio delle candidature è il 10 agosto: qui tutte le informazioni per sapere come candidare la propria startup.

Quali startup possono candidarsi a SMAU 2021?

Le startup siciliane che possono candidarsi per partecipare a SMAU 2021 devono essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • prodotto o servizio pronto per il mercato
  • contenuto innovativo del prodotto o servizio
  • interesse ad uno sviluppo commerciale, anche su scala internazionale
  • interesse a trovare partner e investitori industriali o finanziari.

Tra tutte, saranno selezionate 15 startup che potranno partecipare gratuitamente a SMAU 2021, in programma il 12 e il 13 ottobre presso FieraMilanoCity, MiCo.

Perché partecipare a SMAU 2021

SMAU - logo

SMAU 2021 si terrà in presenza e sarà un evento interamente dedicato all’ecosistema dell’innovazione. Gli organizzatori infatti stanno lavorando per dare la possibilità ai presenti di mettere insieme:

  • le migliori 100 startup di tutta Italia pronte per affiancare le imprese esistenti nel soddisfare le loro esigenze di innovazione;
  • le corporate italiane interessate ad una logica di co-innovazione: dal mondo energy & multiutility con ENEL, ENI, Terna, ACEA, e-on, Siram Veolia, alla mobility con Stellantis, Ferrovie dello Stato, Trenord, al food con Esselunga, Parmalat, Amadori, al pharma con Angelini, Dompé, Chiesi Farmaceutici, Sanofi, ecc.
  • i rappresentanti istituzionali coinvolti sui temi dell’innovazione: il Ministero Affari Esteri, il Ministero per lo Sviluppo Economico, ICE, Invitalia, le Regioni più attive sui temi dell’innovazione e numerosi Comuni e Città metropolitane che si sono distinti per progetti di innovazione.
  • gli operatori internazionali interessati a conoscere i protagonisti dell’ecosistema italiano dell’innovazione: Facebook, Amazon, Barclays, Rainmaking, Techstars, Università di Basilea e altri 40 selezionate corporate, acceleratori e investitori.

SMAU,  la Regione Siciliana e Start Me Up.

Già da qualche anno la regione Siciliana collabora con SMAU per permettere alle aziende e alle startup isolane di trovare nuove opportunità di crescita e collaborazione. Start Me Up negli anni passati ha dedicato spazio alla fiera che, per la prima volta è arrivata in Sicilia due anni fa con l’edizione tenutasi a Palermo.  Clicca su ciascuna immagine per ascoltare i podcast!

Smau intervista a Valentina Sorgato, AD di Smau

L’intervista a Valentina Sorgato, AD di SMAU, in occasione di SMAU 2020.

Smau - Intervista a Pierantonio Macola

L’intervista al presidente di SMAU, Pierantonio Macola, in occasione della prima edizione di Palermo.

Speciale SMAU Sicilia - parte 01

Prima parte dello Speciale dedicato alle startup che hanno preso parte alla prima edizione siciliana di SMAU.

Speciale SMAU Sicilia - parte 02

Seconda parte dello Speciale dedicato alle startup che hanno preso parte alla prima edizione siciliana di SMAU.

Buyer Personas: perché sono importanti e come crearle da zero.

Quando abbiamo immaginato un appuntamento per la nostra community dedicato alle Buyer Personas abbiamo subito pensato a un laboratorio. Anzi, a due… In realtà è uno, ma in due parti.

Come già fatto con il Business Model Canvas, abbiamo messo a disposizione Start Me Up e i suoi dati e grazie alla preziosa collaborazione di lita.co e la disponibilità di Co-start, insieme a Antonio Lazzari abbiamo costruito le Buyer Personas di Start Me Up.

Lo abbiamo fatto giovedì scorso durante una sessione riservata ai membri della community. Tutto perduto quindi? Niente affatto! Abbiamo presentato i risultati del laboratorio, venerdì 31 luglio alle ore 17:00 sul canale youtube di Start Me Up. La registrazione dell’incontro è nell’archivio dei contenuti riservati alla community.

Unisciti alla community e guarda il video

Buyer Personas: profilare gli utenti per immaginare percorsi e strategie di successo.

L’esercizio delle Buyer Personas è “una profilazione predittiva dei clienti”, per usare le parole di Antonio. Ma il percorso di costruzione delle Buyer Personas non si limita alla descrizione del “cliente tipo”. Cogliere le caratteristiche di ciascuna “persona” ci è utile per offrire un servizio all’altezza delle aspettative e dei bisogni dei propri utenti. Nel caso di Start Me Up, ad esempio, si tratta di scegliere contenuti di interesse per i propri lettori e lettrici. E poi, conoscere le Buyer Personas aiuterà a immaginare le varie tappe del customer journey, analizzandone così i punti di forza e migliorando i punti deboli.
Le Buyer Personas hanno degli effetti anche sulla raccolta dei feedback: non più sondaggi o domande da rivolgere alla “massa dei clienti” ma pareri mirati da indirizzare al target per cui abbiamo immaginato un servizio/prodotto.

Un momento del workshop di venerdì 30 sulle Buyer Personas

Quando è il miglior momento per creare le Buyer Personas?

Risposta breve: in qualsiasi momento!
Risposta lunga: l’uso delle Buyer Personas è fondamentale quando si è all’inizio di un percorso imprenditoriale, quando cioè non si conosce il proprio mercato e la strategia è ancora tutta da costruire. “E quindi dobbiamo costruire con dei mezzi più scientifici possibili un possibile cliente, un possibile target e su questo iniziare a lavorare”, ci ha detto Antonio.
Naturalmente, l’esercizio delle Buyer Personas è utile da fare anche quando la propria impresa è ben avviata: in questo caso è fondamentale per orientarsi verso i giusti segmenti di clientela.

Buyer Personas: schema

Chi è Antonio Lazzari?

Antonio Lazzari è un esperto di comunicazione in ambito sostenibilità sociale ed ambientale, mentor per molti incubatori ed esperto di Open Marketing su cui ha scritto il primo libro in italiano con la prefazione di DB Hurley, guru del mondo open source. Si occupa di sviluppo di comunità, con particolare riferimento allo sviluppo sostenibile e coesivo di ambiti locali per i quali crea ecosistemi ibridi tra imprese e no profit. Appassionato di Marketing Automation e del mondo del marketing etico.

Link al secondo laboratorio sulle buyer Personas

Un laboratorio in due parti

Quello delle buyer Personas è un laboratorio in due parti. Se non fai parte della community di Start Me Up, ci dispiace, ma hai perso entrambi gli appuntamenti. Poco male, però, perchè la registrazione integrale dei due appuntamenti è custodita in archivio ed è pronta per essere guardata quando e come vuoi.

Unisciti alla community e accedi all’archivio dei contenuti riservati

Cartoline da Palermo

Pubblichiamo, per gentile concessione degli autori, il capitolo curato da Push del libro “Palermo – Biografia Progettuale di una città aumentata“.

L’estratto in questione racconta l’iter dietro il seminario di Design Fiction che i membri del laboratorio palermitano hanno condotto insieme agli studenti del master in Relational Design di Abadir ad aprile 2019.

La tecnica del design fiction si è dimostrata molto utile nella costruzione di un dibattito utile a “far riflettere su un futuro più articolato, plurale e complesso del semplicistico “il futuro della città è nel il turismo”” per usare le parole degli autori. In questo caso si parla della città di Palermo, ma siamo consapevoli che questo approccio possa essere utile per qualsiasi città del Sud Italia.

Palermo – Biografia Progettuale di una città aumentata

“Palermo – Biografia Progettuale di una città aumentata” è il libro curato dal prof. Maurizio Carta, professore ordinario di urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo insieme ai componenti e agli studenti della sua scuola urbanistica.

Il volume “racconta gli ultimi 20 anni di Palermo attraverso una intensa attività di didattica, ricerca e azione e che traguarda la città dei prossimi anni proponendo scenari di futuro, strategie di sviluppo e progetti di rigenerazione e per nuove funzioni che possano portare Palermo verso il 2040.”.

Il volume è disponibile presso il sito dell’editore LetteraVentidue.

Cartoline da Palermo.

Salvatore Di Dio, Mauro Filippi, Hanna Rasper, Domenico Schillaci – PUSH design lab.

Da Atene a Quito.

Quando ci siamo trovati a Quito nel 2016 per il convegno Habitat III – un evento internazionale delle Nazioni Unite sul tema dell’abitare umano sulla terra che si ripete ogni 20 anni – eravamo consapevoli di prendere parte a un momento epocale.
La preparazione del convegno ha coinvolto migliaia di urbanisti, politici, ricercatori e tecnici, impegnati nel lungo processo di stesura della Nuova Agenda Urbana (NAU)1.

A Quito ci siamo messi in coda in 30.000 per assistere all’adozione da parte di 167 Nazioni di un documento che sovverte radicalmente i principi del Movimento Moderno sanciti dalla Carta di Atene del 1933.

Nella NAU si propone, come sottolineano gli autori dei “Quito Papers”2, un riesame della rigida separazione funzionalista delle attività che ancora domina le pratiche di pianificazione in tutto il mondo. Si intende valorizzare quindi il principio dell’aggregazione, rispetto alla zonizzazione e all’isolamento. Si propone una linea di pensiero che riconosce l’importanza del contesto e del tempo nel fare città.

I disastri naturali dovuti al riscaldamento globale, gli inarrestabili flussi migratori dalle aree più povere e sfruttate del pianeta e, non ultimi, i fenomeni pandemici come Ebola, Sars e COVID-19, sembrano essere spaventose sirene d’allarme che inducono a modificare – repentinamente e in maniera radicale – il sistema di valori, di relazioni sociali e di sfruttamento delle risorse del pianeta3.

A differenza delle certezze temporali e spaziali dei modelli del passato, nella NAU si riconosce l’esperienza, la temporalità e la sorpresa come centrali nella coreografia del fare città.
L’urbanizzazione è un processo necessariamente aperto, iterativo e incompleto: necessita di un approccio plurale, malleabile e incrementale, capace di rendere le città più giuste, più resilienti e in maggiore equilibrio con l’ambiente.

Fuori dai facili entusiasmi e dal consenso formale di eventi come Habitat III, la sfida per costruire un futuro di opportunità si giocherà a livello locale e, per essere veramente efficaci e scongiurare fenomeni sociali come i gilet jaune in Francia4, deve prevedere il coinvolgimento attivo dei cittadini di quei 167 paesi firmatari dell’accordo.
Tra questi l’Italia. E quindi anche Palermo.

Da Quito a Palermo.

Con migliaia di anni di storia alle spalle, una straordinaria complessità culturale e una posizione geografica all’esatto confine fra il nord e il sud del mondo, la Sicilia è il perfetto laboratorio per iniziative di innovazione sociale e ambientale.
Palermo, in particolare, è un luogo urbano adatto a sperimentare modelli diversi, nuove tecnologie e soluzioni, in condizioni molto simili a quel 80% di città del pianeta che non possono permettersi di riprogettare o trasformare rapidamente il proprio tessuto sociale e urbano5.

Con questa premessa nasce a Palermo il laboratorio di design PUSH, con l’obiettivo di operare all’intersezione fra sostenibilità ambientale, tecnologie digitali e innovazione sociale, adattando quindi i principi della NAU al contesto siciliano, sviluppando processi e soluzioni originali e organizzando eventi partecipativi (come gli Urban Thinkers Campus o seminari sull’applicazione delle ultime frontiere del design speculativo alla scala urbana) per facilitare la costruzione di una visione condivisa, plurale e complessa per il futuro della città.

  • Come sarà la nostra città fra 100 anni?
  • Come avrà affrontato l’innalzamento del mare, la desertificazione, i terremoti?
  • E la mafia, le speculazioni, la fuga dei giovani, i flussi migratori?

Condurre tali complesse speculazioni in modo partecipativo è estremamente complesso per via dell’enorme quantità di relazioni, specificità ed eventi che bisogna provare a tenere in considerazione, ma necessario per raggiungere gli ambiziosi obiettivi.

Da Palermo a Palermo.

Lo scorso aprile 2019 abbiamo condotto un seminario di Design Fiction con gli studenti del master in Relational Design di Abadir proprio sul futuro della città di Palermo tra 100 anni.

Originariamente utilizzato nel campo dell’interazione uomo-macchina, l’approccio progettuale del design fiction consiste nel delineare scenari esperienziali di futuro possibile per coinvolgere e provocare, stimolando il dibattito e allargando la prospettiva a “futuri” plurali e collettivi6. I futuri possibili si traducono in “oggetti dal futuro”, innescando esperienze empatiche e profonde e rendendo quindi tangibili e comprensibili nuove idee e scenari complessi.
L’approccio del design fiction sembra essere perfettamente in linea con quanto auspicato dalla NUA, in quanto mette al centro l’individuo, il rapporto con il suo contesto e con il tempo.

Volendo costruire un dibattito capace di far riflettere su un futuro più articolato, plurale e complesso del semplicistico “il futuro della città è nel il turismo”, abbiamo provato a stimolare la riflessione sul futuro di Palermo proprio a partire dalle sue cartoline turistiche.

Le cartoline con scritto “Saluti da…” mettono in evidenza, spesso in modo assolutamente sbrigativo e superficiale, il motivo del viaggio, l’identità di un luogo, le sue ambizioni.
La cartolina diventa quindi uno strumento di provocazione semplice, immediato e controverso, adatto a far riflettere, e quindi innescare in un dibattito tutti i cittadini.

La selezione di cartoline che qui riportiamo sono state esposte in centro a Palermo stimolando il dibattito pubblico a conclusione del seminario, sono pubblicate online per commenti7 e hanno fatto parte degli strumenti utilizzati durante l’ultimo Urban Thinkers Campus di Palermo “Human Flows” del 2019 come punto di partenza per stimolare il dibattito tra cittadini e istituzioni.

Un saluto da Palermo, il museo del degrado. (autrice Giulia Micozzi)

Un saluto da Palermo, il museo del degrado. (autrice Giulia Micozzi)
L’incuria dei suoi cittadini ha condotto rapidamente Palermo in rovina. Visitala anche tu e scopri come si viveva in questa città gioiello del Mediterraneo!

 

Bambuseto è il nuovo Papireto. (autrice Marianna Viscuso)

Img. 2 Bambuseto è il nuovo Papireto. (autrice Marianna Viscuso)
Palermo, protettorato cinese dal 2024, oltre ad essere il 3° porto commerciale cinese nel Mediterraneo, ospita nell’antica Conca d’Oro il più grande bambuseto d’Europa.

 

Img. 3 Palermo, una processione ogni notte. (autrice Fabiola Moscato)

Img. 3 Palermo, una processione ogni notte. (autrice Fabiola Moscato)
La 38° processione della Munnizza d’Inverno. In migliaia per le strade di Palermo in adorazione dietro una selezione di rifiuti verso la storica discarica di Bellolampo.

 

Bibliografia.

1United Nations Habitat III Secretariat (2017). New Urban Agenda. ISBN 978-92-1-132731-1.

2 Sennett R., Burdett R., Sassen S., Clos J. (2018). The Quito Papers and the New Urban Agenda. Routledge, Milton Park, Abingdon (United Kingdom). ISBN 978-0815379294.

3 United Nations (2020). World Social Report 2020. ISBN 978-92-1-130392-6.

4 Hope M. (2019). The march of climate policy. In: The Lancet Planetary Health, vol – 3, p. E295 – e296. Elsevier Ltd., Edinburgh (United Kingdom). ISSN 2542-5196.

5 Fikri K., Zhu T.J. (2015). Competitive cities for jobs and growth. World Bank Publication.

6 Grand, S. & Wiedmer, M. (2010). Design Fiction: A Method Toolbox for Design Research in a Complex World. Proceedings of the DRS 2010 conference: Design and Complexity.

7 Rasper H. (2019) Design Fiction at the City Scale.

Come si costruisce una campagna marketing “incentrata sull’utente”

A questo giro l’ospite per il web café siamo andati a prenderlo un po’ più al nord del solito. A furor di community (vuoi farne parte?) infatti abbiamo deciso di invitare per il prossimo webinar di Start Me Up Giuseppe Brugnone, Senior Digital Marketing Manager di LEGO Italia. Insieme a lui si parlerà di marketing e dei processi che insistono dietro una campagna “incentrata sull’utente”.

La registrazione dell’incontro è finalmente accessibile ai soli membri della community.

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Studio del target ma non solo: cosa serve per una campagna “incentrata sull’utente”.

Spesso il marketing viene confuso con la comunicazione. In realtà il messaggio è solo la punta dell’iceberg di un processo che è fatto di studio e analisi, oltre che di creatività e esperienza. Quando poi si parla di una campagna “incentrata sull’utente” ci sono aspetti che è bene tenere in considerazione. Naturalmente ci riferiamo ai casi in cui la locuzione “incentrata sull’utente” non è solo una frase vuota detta per dire.

Giuseppe Brugnone da Senior Digital Marketing Manager di LEGO Italia affronta questi temi quotidianamente. E anzi, spesso si trova a promuovere prodotti per un target che – almeno ad oggi – non ha potere di acquisto. Va da sé quindi che le campagne marketing che porta avanti richiedano uno studio accurato, e non solo del target.

Copertina del web café con Giuseppe Brugnone Come si costruisce una campagna marketing “incentrata sull’utente”

Insieme a Giuseppe quindi abbiamo cercato di capire quali sono gli strumenti che possiamo utilizzare e quali gli aspetti da tenere in considerazione quando si vuole mantere l’utente al centro.
Naturalmente, abbiamo spostato questi temi dall’ottica di chi lavora dentro una multinazionale a chi gestisce una startup o vuole implementare un processo innovativo all’interno della propria azienda. Il tutto nel puro stile dei web café di Start Me Up.

Chi è Giuseppe Brugnone

Scout da quando aveva 5 anni, Giuseppe Brugnone è da sempre nel mondo digitale e da 9 anni in quello LEGO. Per la sede italiana della multinazionale danese, Giuseppe si muove in diversi ambiti, dal marketing all’e-commerce, passando per i social e coordinando un team internazionale.

Appassionato di viaggi in moto e di Ted Talks, è molto curioso di scoprire sempre nuovi aspetti del mondo digitale, inclusi nuovi modi di lavorare.

Cos’è il web cafè?

Il web café è un webinar con un esperto del mondo dell’innovazione del Sud Italia: lo scopo è imparare un po’ di più su un determinato argomento o sviluppare in modo corretto una particolare competenza. Lo stile è informale e durante i web café i partecipanti contribuiscono alla realizzazione del contenuto ponendo domande prima o durante la diretta.

Solo i membri della community di Start Me Up possono partecipare attivamente ai web café e accedere all’archivio. Come si diventa membro della community? Basta donare solo 5€ + I.V.A. al mese (16 centesimi al giorno) e accedi a questo e ad altri contenuti riservati: sono webinar su comunicazione, digital marketing, comunicazione e tanto altro. Scoprili tutti!

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Foto di copertina di Jackson Simmer on Unsplash