Artigiani e creativi si trovano su MakersValley: la storia di questa startup è da manuale.



La storia di MakersValley sembra uscita da un manuale per chi vuole fare impresa. C’è la nicchia di mercato che ha bisogno di innovare, c’è un’innovazione che rappresenta un vantaggio per tutti gli attori coinvolti, c’è un team motivato con le giuste competenze. Lo stesso si può dire della storia che ha portato questa piattaforma a mettere in contatto circa duecento artigiani italiani con più di settemila contatti tra negozi e creativi in tutto il mondo.
Dall’intuizione di una delle co-founder Tiffany Chimal che ha permesso al resto del team di individuare una reale esigenza di mercato, all’applicazione rapida e portata avanti con la giusta dose di creatività, spavalderia e competenza da parte di tutto il team. Sono tutti elementi che hanno permesso a MakersValley di guadagnarsi la fiducia degli artigiani italiani e dei negozianti e designer americani. Lo racconta in questo podcast Alessio Iadicicco che insieme a Tiffany Chimal e a Babajide Okusanya nel 2016 a New York ha fondato MakersValley.

Lavorare ai tempi del Coronavirus

Anche Makers Valley si trova a dover affrontare il clima di incertezza che si respira in questi giorni a causa della rapida diffusione del Coronavirus. Un periodo che obbliga tutti a navigare a vista ma che impone a chi fa impresa di prepararsi a ciò che verrà: per questo motivo al momento il lavoro di progettazione e raccolta di preventivi non si ferma. Si cerca di essere pronti per quando le fabbriche potranno riaprire.

 

La citazione di Alessio di Makers Valley, la startup che mette insieme artigiani e creativi

Un’ultima cosa che ci insegna la storia di MakersValley è la volontà di osare. Grazie all’università Alessio è entrato in contatto con Aiesec, la vita associativa gli ha fornito competenze, lavoro, amicizie e una moglie. L’impatto di queste esperienze nella storia di Alessio è enorme e il successo di MakersValley ne è la prova.


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23. Authentico e la lotta contro i fake alimentari



Contro le fake news stiamo lottando ancora ma sui fake alimentari possiamo contare su una nuova arma. In Campania c’è chi vuole difendere il made in Italy in campo alimentare con Authentico, una app che grazie al crowdsourcing vuole scovare tutti quei cibi che non sono prodotti in Italia. Oltre Authentico, è nato anche il cosiddetto Osservatorio dell’Italian Sounding, un ente che va a caccia di tutti quei prodotti che “suonano” italiano ma che in realtà hanno ben poco a che fare con il nostro paese.

Un approccio nuovo, ci dice Pino, alla lotta contro questi fake alimentari perché per la prima volta non si parte da consorzi o etichette, ma si chiede il diretto coinvolgimento dei consumatori, prime vittime di questi imbrogli. Dopo di loro ci sono anche le aziende italiane – quelle vere – che sono penalizzate enormemente da prodotti falsi in termini economici e poi di immagine. Conseguenze che si abbattono sull’intera categoria di prodotti che rischia di perdere quel prestigio per cui è riconosciuta in tutto il mondo.

La citazione di Pino di Authentico

Cosa possiamo imparare dalla storia di Authentico?

Authentico nasce dopo circa tre anni di studi sul mercato del cibo italiano e dei meccanismi dell’export e dell’import italiano e non. Come dice Pino nell’intervista, c’è voluto tanto lavoro di ricerca, tante interviste a esperti del settore e di economia per pensare a un prodotto che potesse rispondere a una problematica sentita e che ha dei risvolti economici importanti. È lo stesso Pino a dirci che negli ultimi anni il mercato dei fake alimentari ha fatturato circa 70 miliardi di euro, contro i 40 di quelli dei prodotti autentici. È un fenomeno da non sottovalutare.

Authentico e tutta la sua community sono pronti a fare la loro parte ed essere un’arma in più contro i numerosi fake alimentari che nascono ogni giorno e in ogni mercato del mondo. Il tutto a sostegno delle aziende italiane e, ovviamente, del buon cibo.


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#14.radiosmu – Con IngDan l’IoT italiano vola in Cina Fino a fine gennaio l'azienda seleziona progetti da mostrare alla maker faire di Shenzen

La quattordicesima puntata di Start Me Up inizia dalla Puglia e più precisamente da Bari, dove qualche settimana fa la scuola media Don Lorenzo Milani ha lanciato il progetto I have 3D dreams. Ne parlo con il promotore, il professore Nicola Sasanelli che, coinvolgendo alcune realtà locali, ha deciso di acquistare una stampante 3D per gli studenti della scuola. “Pensiamo che una materia come progettazione necessiti di uno strumento come la stampante 3D per permettere agli studenti di toccare con mano e in tempo quasi reale ciò che hanno disegnato”. L’aspetto più interessante di tutta la vicenda a mio avviso è il numero di enti coinvolti in I have 3D dreams. Da Cesare De Palma, presidente del distretto della meccanica pugliese, ai ragazzi di Apulia Makers, l’open lab costituito nel centro di Bari. Fondamentale poi l’apporto di Alessio Lorusso, produttore delle stampanti 3D Roboze che forse ricorderete perché è stato ospite di Start Me Up durante la scorsa stagione e che ha fornito materialmente la stampante. “La scuola attinge risorse dal territorio – dice il professore – e lo ripaga con le competenze degli studenti che poi possono essere messe al servizio delle imprese”. In questi giorni I have 3D Dreams sta muovendo i primi passi, per seguirne le evoluzioni basta tenere d’occhio il sito della scuola dove verranno esposti i prototipi realizzati dagli studenti. “La stampante 3D non verrà utilizzata solo per i progetti tecnici, – conclude il prof. Sasanelli – ma verrà messa al servizio delle altre discipline, stimolando la creatività degli studenti di tutta la scuola”.

Il secondo ospite di questa puntata è Marco Mistretta, amministratore delegato di IngDan in Italia. IngDan è una società che fa parte del gruppo Cogobuy – la più grande realtà di e-commerce di microchip della Cina – e che si pone come un ponte per portare l’innovazione Made in Italy nel mercato hardware IoT (Internet of Things) cinese, ad oggi, il più grande al mondo. Alla Maker Faire 2015, IngDan ha presentato Road to success, una call che mira a selezionare 40 progetti rigorosamente pensati in Italia che verranno esposti alla maker faire di Shenzen. Di queste ne verranno selezionate 4 a cui verrà offerto un percorso formativo che illustri le varie fasi della filiera produttiva. Per partecipare c’è tempo fino a fine gennaio e le modalità di partecipazione sono indicate su ingdan.com.

Chi si è già affidato alle competenze di Ingdam è Measurance, startup che ha sviluppato una piattaforma IoT che permette al proprietario di un esercizio commerciale di scoprire i comportamenti dei propri clienti. Lo racconta Elio Narciso, pugliese, che si divide tra gli Stati Uniti e l’Europa (quando abbiamo registrato l’intervista lui era a New York). Lo scopo di Measurance è quello di tracciare attraverso particolari sensori il comportamento dei consumatori nei vari punti dell’esercizio commerciale. “L’osservazione dei comportamenti degli utenti di un sito ha portato a una incredibile evoluzione – dice Elio – dell’e-commerce. Attraverso Measurance ci auguriamo di fare lo stesso con i negozi tradizionali.” Il progetto è al momento incubato da Cisco, e ha investitori in Silicon Valley (Acceleprise) e in Europa (IMPACT Accelerator) con sedi a New York, Dublino e Milano. “Quando siamo partiti abbiamo scoperto grazie a una ricerca che il 92% del PIL americano appartiene al mondo fisico. C’è quindi una grossa fetta di mercato che potrebbe essere interessata a Measurance”. La società ha un forte interesse nel comunicare le evoluzioni del progetto, per questo motivo vi invito a visitare measurance.com o ancor meglio seguire il loro account twitter.

 

foto di copertina, via


#radiosmu del 2 aprile Unicredit Start Lab, Bacheca in collaborazione con Agoghé e Brandon Ferrari

Una puntata ricca di opportunità! Iniziamo con quella offerta da Unicredit che con Unicredit Start Lab premia con 10.000 euro più mentoring e consulenze varie le idee più meritevoli nel campo del Life Science, del Clean Tech, del Digital e dell’Innovative Made in Italy. Ne parlo con Roberto Cassata, Responsabile Settore Pubblico E Sviluppo del Territorio Sicilia di Unicredit. Per dare il massimo supporto a tutti i partecipanti, Unicredit ha creato in collaborazione con StartupCT due sportelli informativi (uno a Catania e l’altro a Palermo) a cui gli startupper possono rivolgersi per avere assistenza sia durante la compilazione del bando che per le operazioni di upload. Gli sportelli funzionano previo appuntamento da richiedere attraverso l’indirizzo help@startupct.it. Per tutte le altre regioni è invece attivo l’indirizzo unicreditstartlab@unicredit.eu.

Unicredit Start Lab fa parte dei 5 bandi consigliati da bacheca, la rubrica che se siete frequentatori abituali di questo blog conoscete già. Grazie alla partnership con Agoghé, ogni 15 giorni consigliamo le migliori opportunità per chi è alla ricerca di un finanziamento e siamo pronti a fornire assistenza a tutti coloro che ci contatteranno su bandi@radiostartmeup.it. Se state cercando fondi per la vostra impresa, bacheca fa proprio al caso vostro.

La puntata si chiude con una storia in controtendenza. La società Brandon Ferrari, startup leader nel campo dell’ingrosso on-line che gestisce più di 60 brand nel campo del Fashion, Home & Living, Gourmet e Design ha deciso di aprire una filiale a Napoli. Paola Marzario, founder di Brandon Ferrari, ha infatti deciso di investire ancora di più nel made in Italy, andando a scovare le eccellenze del settore tessile dalle parti di Nola, in Campania. Con lei parlo di un paio di cose: da dove è scaturita la decisione di portare una filiale a Napoli all’eterno mito del made in Italy e del digitale. Alla grande!