Musica, industria 4.0 e automotive: storia di un ecosistema.



Mettere insieme musica, industria 4.0 e automotive non è cosa da tutti. Ci provo in questo podcast per raccontare tre progetti che arrivano da Messina, la città dove sono nato. Si tratta di b-rain, arancino.cc™ e Stretto in Carena.

b-rain sequencer

b-rain - in azione. Parte di un ecosistema

b-rain, un sequencer creato partendo da una Raspberry Pi 4, e utilizzando i linguaggi di programmazione Puredata e Python. b-rain punta sulla facilità d’uso, la versatilità e l’essere “open”. È uno strumento utile sia in fase di registrazione che durante un live set perché aiuta a gestire con facilità più fonti e racchiude una serie pressoché infinita di strumenti raggiungibili con pochi click grazie all’interfaccia d’uso molto semplice.

b-rain è  un progetto realizzato da Alessio Zaccone, Peppe Ruggeri e Vincio Siracusano.

arancino.cc™

arancino - parte di un ecosistema

arancino.cc™, un’architettura sviluppata da smartme.IO® basata sullo stesso concetto di comunicazione tra emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello umano. L’architettura arancino.cc™ semplifica l’interazione cloud-IoT e facilita l’implementazione dei Cyber Physical System, inoltre sfrutta l’edge e il fog computing e si adatta perfettamente alle soluzioni di intelligenza artificiale e di machine learning.

Ne parlo con Sergio Tomasello, che lavora alla parte di programmazione di alto livello di arancino.cc™.

Stretto in Carena

team di Stretto in Carena - parte di un ecosistema

Stretto in Carena è un progetto dell’Università di Messina che in questi anni ha costruito da zero una vera e propria scuderia coinvolgendo studenti da tutte le facoltà. L’obiettivo è realizzare un prototipo di moto utile a prendere parte alla motostudent. La competizione, aperta agli atenei di tutto il mondo, valuterà le scuderie non solo dai risultati ottenuti in pista ma anche in base al lavoro di progettazione e costruzione dei veicoli.

Ne parlo con Gianmarco Interdonato, responsabile reparto elettronica di SIC.


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Ecosistema: un luogo di relazione e sviluppo.

Pur ricadendo in tre ambiti molto diversi tra loro, ho visto in questi tre progetti un legame che non è solo territoriale, ma che è facile da riassumere con il termine di ecosistema.

Un ecosistema è qualcosa i cui abitanti entrano in relazione tra loro e si influenzano, non per forza volutamente, semplicemente portando avanti i propri progetti e – se è il caso – supportandosi a vicenda.


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Foto di copertina, via b-rain.net

Benessere dei dipendenti e open innovation: così cresce Kineton



Trovare un solo aspetto per motivare la scelta di voler parlare di Kineton è davvero dura. La scale up campana in questi anni si è distinta per i progetti che sta portando avanti, i processi di open innovation che ha messo in atto e per le sue politiche aziendali a favore dei propri dipendenti. Ho cercato di fare il punto con il responsabile marketing dell’azienda, Angelo Ferraro. Il podcast che ne è venuto fuori cerca di racchiudere la complessità e la bellezza di Kineton, una realtà che è orgogliosamente del Sud Italia e che – ci auguriamo – possa diventare un modello per le altre aziende, startup, scale up o PMI nell’attenzione e nella cura dell’intero modello di sviluppo.

Una crescita su tre pilastri: media, automotive e telco.

Il primo aspetto che viene fuori dalla storia di Kineton è la crescita esponenziale che questa azienda ha avuto in questi primi anni di vita. Lo racconta molto bene Angelo nell’intervista, mettendo in risalto come i tre ambiti in cui opera oggi Kineton siano – di fatto – sempre stati presenti. Parliamo di media, automotive e telco: tre settori che rispecchiano le competenze e il percorso formativo e aziendale che ha portato 10 professionisti nel marzo 2017 a fondare Kineton. Oggi l’azienda conta 246 persone: un capitale umano costruito con una mission precisa, totalmente concentrata sul benessere del lavoratore.

Open Innovation come stimolo per l’inventiva dei propri dipendenti

L’altro aspetto che è interessante indagare nella storia di Kineton è composto dai vari processi di Open Innovation che l’azienda ha intrapreso fino a qui. Due aziende su tutte Sky e Chrysler FCA hanno implementato soluzioni che sono state sviluppate dai dipendenti di Kineton. Un rapporto fruttuoso per tutti, che ha portato Kineton a crescere rapidamente mantenendo però i piedi ben piantati a terra. È Angelo a specificare che al di là di queste grosse collaborazioni è nell’inventiva dei propri ingegneri che risiede la ricchezza di questa scale up.

La citazione di Angelo di Kineton

Se ci fermassimo ai primi due elementi avremmo potuto affermare tranquillamente che Kineton sia una bella realtà tecnologica del Sud Italia che dialoga con grossi nomi dell’industria internazionale. In realtà, dal punto di vista sociale, Kineton ha tanto da insegnare proprio per la cura e l’attenzione che mette nel preservare i propri dipendenti.
Lo fa attraverso una Academy che – totalmente autofinanziata e istituita in collaborazione con alcuni atenei – permette agli studenti di imparare ciò che l’università non riesce loro a insegnare. Spiega Angelo che l’insegnamento accademico spesso non riesce a mantenere il passo con le esigenze del mercato, così Kineton ha pensato di strutturare dei corsi che fino a oggi hanno permesso a giovani studenti campani di accedere la mercato del lavoro.

Il benessere dei dipendenti vera ricchezza di Kineton

Ma l’attenzione di Kineton verso i propri dipendenti non si ferma qui. Il benessere del lavoratore secondo Kineton risiede infatti nella consapevolezza che ogni dipendente può disporre di un asilo nido aziendale, palestre con istruttore, sala musica, mensa con menu personalizzato e almeno due feste aziendali l’anno. Lo scopo? Offrire un luogo (non solo fisico) accogliente così da avere una garanzia sulla qualità del lavoro prodotto. Lo dice bene Angelo durante l’intervista: “Il nostro vero know-how, la nostra ricchezza è data dai dipendenti, non dai clienti. E il fatturato è una conseguenza delle condizioni di benessere e serenità che riusciamo a garantire ai nostri dipendenti”. Una frase che da sola racchiude un vero e proprio manifesto aziendale che viene espresso quotidianamente e orgogliosamente al Sud Italia.


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Foto di copertina di Dawid Zawiła via Unsplash

#35.radiosmu – Ad Abinsula l’Italian Master Startup Award 2016 La startup sarda che opera nell'Automotive vince la competizione promossa da PNICube. Inoltre conosciamo kupanda.net e la storia di Francesco di mondoaffariweb.it

Nel podcast numero 35 di Start Me Up conosciamo Abinsula, startup che si è aggiudicata l’edizione 2016 dell’Italian Master Startup Award, il premio (di cui ve ne avevamo parlato qui) che PNICube conferisce alle giovani imprese hi-tech nate dalla ricerca accademica a pochi anni dalla costituzione. Al telefono parlo con Pierluigi Pinna, uno dei founder di questa azienda che nel giro di pochi anni conta tre sedi (a Sassari, dove è nata, Cagliari e Torino) e circa 50 dipendenti. Abinsula nasce da un gruppo di ingegneri che, dopo alcune esperienze professionali all’estero, decidono di tornare in Sardegna e investire sulla propria idea, creando un’azienda che nel giro di pochi anni diventa una delle prime startup innovative in termini di fatturato e numero di dipendenti. Lo dice con un pizzico di orgoglio Pierluigi che poi spiega ai microfoni di Start Me Up: «Abinsula opera nel settore dell’embedded, cioè creazione di software per microcontrollori che molto spesso si trovano nelle automobili. Per questo motivo il settore delle auto connesse è quello più importante per la nostra azienda». I prodotti che Abinsula ha sviluppato in questo ambito, dice Antonio Solinas, direttore del settore ricerca e sviluppo sono principalmente due: «Ability (Abinsula Linux 4 ubiquity), un sistema operativo basato su Linux pensato per le auto che crea un sistema di comunicazione all’interno del veicolo e allo stesso tempo anche per il web. Il secondo prodotto invece – continua Antonio – lavora a stretto contatto con Ability ed è una piattaforma internet che conserva tutti i dati prodotti dall’auto e li mette a disposizione degli utenti e delle case automobilistiche».
Vincendo l’IMSA Abinsula ha diritto a un premio in denaro e ha la possibilità di partecipare a altre competizioni: «Siamo abituati a essere multitasking – dice Pierluigi – e quindi riusciremo a gestire tutti gli impegni da qui in avanti. Abinsula è una bella storia che vuole dimostrare che è possibile creare una vera azienda in Italia». Tutte le altre informazioni sono su abinsula.com.

Con kupanda.net il crowfunding si fa sociale

kupandaManca poco alla pubblicazione del sito kupanda.net, portale di crowdfunding specializzato in progetti di natura sociale e che prevedono raccolte di denaro che non superino grosse cifre. Tra i soci fondatori c’è anche Angelo Marra, che spiega ai microfoni di Start Me Up di aver pensato questa piattaforma per tutte quelle «associazioni, enti o gruppi informali che hanno bisogno di un piccolo investimento per far partire i propri progetti». Non solo oggetti o prodotti, ma attraverso kupanda.net sarà possibile finanziare anche eventi, o per promuovere attività a fini sociali. Al momento il team sta valutando i primi progetti e conta di essere on line con il portale prima dell’estate con almeno cinque campagne attive. Nel frattempo si può visitare la pagina facebook che è più attiva che mai.

Trasforma l’azienda di famiglia in un punto di riferimento del mercato refurbished italiano: la storia di Francesco Iovino.

mon_affFacciamo un salto a Pompei (NA) per conoscere Francesco Iovino, 29 anni, General Manager di Mondo Affari, ditta specializzata nella vendita di elettrodomestici e prodotti refurbished. La merce refurbished (ricondizionata in italiano) è quella che non può essere venduta a prezzo pieno perché magari presenta qualche piccolo difetto (per lo più estetico) o perché è stata utilizzata per esposizione. Francesco ha ereditato il negozio dal padre – che già negli anni ’90 aveva iniziato a vendere oggetti usati – nel 2011, e si è specializzato nella vendita dei prodotti ricondizionati aprendo anche una sezione e-commerce. Da allora il volume d’affari è cresciuto, anche grazie alle numerose garanzie che Francesco dà ai propri clienti: «Sostituzione immediata in caso di mal funzionamento entro i 30 giorni dall’acquisto» e l’aver inserito tra i metodi di pagamento anche il contrassegno, «in modo da permettere a chi acquista di non dover pagare prima di ricevere il prodotto». Mondo Affari è uno dei pochi rivenditori di prodotti ricondizionati in Italia, anche se all’estero è un mercato piuttosto attivo: «Pure Apple ha una sezione apposita dei prodotti refurbished sul proprio sito» sottolinea Francesco, dove è possibile fare degli ottimi affari. Francesco offre garanzie anche sulla provenienza dei prodotti, potendo contare su alcune partnership con grossi marchi esteri. «Tutti i prodotti vengono ispezionati, puliti, se è il caso riparati e poi venduti con garanzia» assicura Francesco. Se siete scettici dovreste provare, come dice Francesco e su mondoaffariweb.it potete mettervi alla prova sin da subito.