Produrre energia dai passi: il pavimento del futuro è sardo Oltre a Veranu, conosciamo meglio Bandbackers e 42 Accelerator



Produrre energia dai passi delle persone: questo fa Veranu, startup che arriva dalla Sardegna. Veranu è tra le dieci finaliste di Next Energy Program, il programma promosso da Terna e Fondazione Cariplo, realizzato da Cariplo Factory in collaborazione con PoliHub e dal Campus di Terna. «Veranu è una tecnologia che può essere installata sotto tutti i tipi di pavimento – spiega Alessio Calcagni, CEO di Veranu e ospite di Start Me Up. I passi delle persone producono energia che alimentano batterie che possono essere utilizzate per caricare led, televisori o prese usb». Naturalmente più passi ci sono, meglio è: per questo motivo Veranu è più adatto a luoghi pubblici che a case private.

 

Veranu tra i dieci progetti finalisti di Next Energy Program

 

pavimento_veranu

Nei prossimi sei mesi i ragazzi di Veranu lavoreranno con altre nove startup al Next Energy Program, un percorso di accelerazione che vedrà alla fine tre progetti vincitori. A loro verranno assegnati dei voucher che potranno essere utilizzati per lo sviluppo del loro business: 50.000€ andranno al primo classificato, 30.000€ al secondo e 20.000€ al terzo. «Saranno mesi intensi – dice Alessio – perché lavoreremo al fianco dei responsabili di Terna, del Polihub e di Cariplo Factory che ci permetteranno di migliorare e rafforzare la nostra idea imprenditoriale».
Per seguire le evoluzioni di Veranu basta tenere d’occhio il sito dove trovate anche i riferimenti ai canali social dell’azienda.

Con BandBackers i produttori musicali sono i fan

 

bandbackers_teamNon parliamo spesso di musica, eppure è un ambito in cui c’è parecchio fermento e sono tante le idee che tentano di trovare una soluzione per un mondo, quello culturale, che ha accusato più di tutti l’impatto con il web e le nuove tecnologie. Fa la sua parte Bandbackers, startup con sede a Roma e fondata dal messinese Roberto Calabrò. Roberto ci spiega il meccanismo con cui funziona Bandbackers:«È la prima label discografica community based, dove gli artisti trovano fondi per realizzare la loro musica e i fan vengono messi a parte degli utili generati dal progetto finanziato». Questo è possibile grazie al sistema definito Royalty Crowdfunding che permette ai fan di essere ripagati grazie alle vendite del prodotto che hanno contribuito a realizzare.

 

Con Bandbackers i fan diventano parte attiva del mercato musicale

 

Bandbackers nasce dall’esperienza personale di Roberto che per alcuni anni ha intrapreso la carriera artistica: un periodo utile per capire le difficoltà che questo mondo pone. «Arriva purtroppo il momento in cui non è certo che qualcuno voglia investire su di te – dice ai microfoni di Start Me Up – Bandbackers nasce quindi con la volontà di dare questo potere ai fan, che oggi piuttosto che volere il possesso di un prodotto musicale, preferiscono avere accesso ad esso e essere attori in prima persona».

 

Bandbackers tra i candidati per il programma di accelerazione di 42 Accelerator

 

Al momento Bandbackers ha partecipato alla call per entrare nel programma di accelerazione di 42 Accelerator.«Abbiamo scelto di partecipare a questa call – spiega Roberto – perché loro sono alla ricerca di un’idea disruptive per la quale non esiste ancora un mercato o il mercato deve essere ancora validato». Il gruppo in questi due anni ha lavorato molto per elaborare una risposta che fosse esaustiva per il mondo della musica, e che possa in qualche modo lasciare il segno. Quella di 42 Accelerator è una grossa opportunità e un in bocca al lupo a questi ragazzi ci sta tutto. Bandbackers ce la farà a accedere? Per saperlo non ci resta che aspettare e seguire bandbackers.com.

 

42 Accelerator alla ricerca di portatori sani di innovazione

42accelerator_team

Li abbiamo nominati più volte ed è doveroso conoscere meglio 42 Accelerator, l’incubatore che ha sede in via Mantova 36 a Torino e che, nella comunicazione ricalca l’immaginario stupendo di Douglas Adams. Ne parlo con Irene Cassarino che occupa il ruolo di program director all’interno della struttura e purtroppo non è una grande fan di Guida Galattica per Autostoppisti.

L’intervista con Irene parte dalla call che si è chiusa lo scorso 30 settembre: «Cerchiamo portatori sani di innovazione, non persone che aspirino a essere solo degli startuppari – dice ai microfoni di Start Me Up. Inoltre per noi è ancora valido il concetto di startup come High Growth Technology Business e non una forma legislativa di società come purtroppo è diventata in Italia».

 

La selezione dei 15 candidati si chiuderà il mese prossimo

 

In questi giorni sono impegnati nell’analisi di tutte le domande pervenute. Tra queste, verranno fuori cinquanta candidati, che saranno convocati per una call di verifica, così da poter approfondire le informazioni inserite nei moduli. Di questi ne verranno selezionati la metà e accederanno al 42 Challenge, un evento di due giorni che si terrà a novembre. Solo in 15 infine saranno ammessi al 42 Garage, «un periodo di prova di un mese – spiega Irene – in cui si deciderà se continuare insieme l’avventura imprenditoriale».

 

Un percorso ispirato ai modelli di crescita statunitensi

 

Purtroppo non ci sono riferimenti a Douglas Adams all’interno della struttura «Abbiamo però le magliette ufficiali e il nostro sito che recitano Don’t Panic – Start Testing», scherza Irene. Per fortuna più che a Guida Galattica per Autostoppisti, il percorso di validazione e accelerazione di 42 Accelerator si ispira ai percorsi statunitensi che nel tempo hanno dato parecchi frutti e si sono dimostrati molto validi.
42 Accelerator ha un blog in cui è possibile seguire ciò che accade all’interno della struttura di Torino. Per qualsiasi informazione potete mandare una mail a questo indirizzo.