Vuoi gestire un team al meglio e incrementare le vendite? Fissa gli obiettivi



Sono poche le persone con cui puoi parlare di come gestire un team al meglio o discutere su ciò che fa la differenza in una vendita. Se poi vuoi chiedere loro anche in che modo è possibile misurare l’impatto della propria impresa sul territorio e avere infine qualche consiglio su quale sia il metodo migliore per scegliere un corso che ti permetta di fare la differenza dal punto di vista aziendale, il campo si restringe ulteriormente.

Chi si occupa di tutto ciò da più di dieci anni è Marco Imperato, l’ospite di questo podcast che dopo aver chiuso l’esperienza di Mosaicoon sta portando avanti alcuni progetti nel campo della formazione aziendale.

Marco Imperato sarà il protagonista anche del web café di aprile: in quella occasione parlerà di Metodologia OKR. Per accedere al web café basta essere sostenitori di Start Me Up.

Dalla vendita diretta a Product Heroes

Nella prima parte dell’intervista ripercorriamo a grandi linee i primi passi della carriera di Marco. Inizia a lavorare in Australia, vendendo carte di credito in aeroporto. Quella esperienza, molto faticosa, ha permesso a Marco di imparare alcune tecniche di vendita (come quella per obiezioni) e di sentire per la prima volta la parola funnel. Si porta quindi dietro un bagaglio di conoscenza enorme che gli è stato utile successivamente quando a Milano ha lavorato per Saatchi & Saachti e poi, ancora dopo, a Moosaicoon.

Dopo la chiusura della startup palermitana, Marco si è concentrato su Product Heroes, un progetto editoriale focalizzato sul project management. In questi giorni sta lanciando insieme a Daniele Rotolo Edgemony, un’azienda che fa base in Sicilia e permetterà ai propri dipendenti di lavorare da remoto con alcune aziende della Silicon Valley. L’obiettivo, ci dice Marco, è quello di vivere al Sud Italia, ma con una mentalità diversa: aprirsi al mondo grazie alla tecnologia e al lavoro da remoto. Al momento Edgemony è alla ricerca di sviluppatori, lo abbiamo annunciato qualche giorno fa anche nel nostro gruppo d’ascolto su Facebook.

Tre domande difficili su come gestire un team, crescita e misurazione dell’impatto sul territorio

Avendo davanti una persona con un curriculum come quello di Marco Imperato abbiamo dato sfogo alle nostre curiosità su alcuni temi spinosi della vita aziendale. Ad esempio: come gestire un team al meglio? Nel podcast Marco ci racconta come ha imparato a lavorare sulle deleghe e a fissare gli obiettivi. Un argomento che tratterà anche durante il web café di aprile. In più, nel podcast, ci dice come fare a misurare la crescita del proprio progetto, soprattutto quando notiamo che il progetto non cresce più di tanto e dobbiamo capire dove intervenire. Infine, in relazione a Edgemony parliamo di impatto sul territorio, un aspetto che diventa sempre più centrale nella vita delle aziende e che allo stesso modo delle entrate può e deve essere misurato. Non anticipiamo nulla, ma vi diciamo che c’entrano i valori che una persona stabilisce al momento della nascita del proprio progetto di impresa.

La citazione di Marco di Edgemony su gestire un team

Marco Imperato nell’ultima parte del podcast ci aiuta a capire come scegliere il corso online che fa per noi. Anche se è pur vero che al momento tanti sono gratuiti, ci sono dei criteri da seguire per chi sceglie di formarsi attraverso dei corsi erogati tramite internet. Marco li ha studiati per un po’ e condivide con noi le sue impressioni.

Hai domande che vorresti fare a Marco Imperato? Partecipa al web café di aprile: ti basta diventare sostenitore di Start Me Up.

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Foto di Charles Deluvio on Unsplash

Lavorare in team è semplice (se sai come fare)

Alzi la mano chi non ha mai pensato che il lavoro in team sia bello ma il più delle volte complicato. Ecco, come puoi immaginare, non sei solo. Per quanto possiamo infatti essere predisposti a stare con gli altri (e a chi vi scrive viene spesso riconosciuta questa dote) ci sono una marea di motivi per cui un lavoro di squadra può fallire: aspettative sbagliate, incompatibilità varie o semplicemente modi di fare differenti. Sono tutti motivi che portano il lavoro del team a essere davvero complicato e stressante, se non in casi peggiori, a fallire miseramente.

I tre motivi che ostacolano il lavoro in team

C’è un articolo di fastcompany.com che elenca i tre tratti caratteriali che possono rappresentare un ostacolo al lavoro in team. Come si dice, per combattere il nemico bisogna prima conoscerlo, no?
L’autore dice che avere all’interno del team persone ambiziose può rappresentare un freno al lavoro collettivo, soprattutto se le cose iniziano a andare male. Avere degli standard qualitativi alti infatti, può produrre senso di frustrazione che può essere poi propagato a tutti i membri del gruppo. Il consiglio è non settarsi su un risultato mediocre, sarebbe da pazzi, bensì concentrare la propria ambizione sul proprio contributo così da dare il meglio di sé e soprattutto essere da esempio per il resto del team.
Anche la creatività e l’apertura a nuove esperienze seppur necessarie al lavoro in team possono rivelarsi controproducenti: se si è troppo aperti si rischia di perdere il focus e non centrare l’obiettivo a cui tutto il team punta. Quindi se con creatività e apertura la fase creativa sarà una bomba il team potrebbe avere seri problemi nella fase dell’esecuzione: a questo punto sarebbe meglio lasciare la guida a chi ha più dimestichezza con la logistica e un maggior senso pratico.
Infine, una dote che può rivelarsi utile al lavoro in team ma che fatica a venir fuori è la diligenza. “Le persone diligenti sono affidabili – scrive l’autore. “Sono grandi pianificatori ed eccellono in team ben strutturati e vincolati a regole. Sono anche conosciuti per l’autodisciplina e l’autocontrollo, che li aiuta ad evitare le distrazioni e a raggiungere buoni risultati, anche quando non sono intrinsecamente motivati dal compito”. Il problema in questo caso è che chi solitamente è diligente non trova interesse nel lavorare in team. Ed è un peccato perché è proprio grazie a persone come loro che un team riesce a raggiungere con successo il proprio obiettivo.

Lavorare in team: qualche consiglio pratico

Se vogliamo stare lontani dalle emozioni e dai “sentimenti” e vogliamo invece essere più operativi allora vi consiglio di dare un’occhiata al manifesto dedicato ai “piccoli team che lavorano su cose importanti”. Lo ha scritto (in inglese, qui)Seth Godin, quello de La Mucca viola, e conta all’incirca venti voci.

Io ho scelto la mia top 3, e mi sono fatto guidare dalle mie esperienza personali. Non c’è quindi un motivo apparente se non che mi ricordano una particolare situazione che andava affrontata. Se avessimo tutti condiviso questo manifesto forse le cose sarebbero andate meglio.

  1. Care more (“importatene” di più)
  2. Don’t question goodwill, effort or intent. (non mettere in dubbio la buona volontà, lo sforzo o l’intento)
  3. Make mistakes, own them, fix them, share the learning. (Sbaglia, ammetti di aver sbagliato, correggi e condividi con gli altri ciò che hai imparato).

Se ti va, nei commenti e sui social, scrivimi la tua top 3.

Per essere ancora più pratici e nel caso in cui vi troviate a gestire un gruppo di persone con poca confidenza con il lavoro in team, allora potete seguire i consigli che Sandeep Kashyap ha elencato in un suo articolo scritto su medium. Che poi lui sia a capo di Proofhub, un tool che vi permette di gestire i progetti dei team in maniera più agevole è un altro punto a suo favore, no? Scherzi a parte, ho letto l’articolo e mi sembra che ci siano delle buone intuizioni che possono tornarci utili nel nostro lavoro. Anche nel caso in cui non siamo noi direttamente a gestire il team: dobbiamo comunque dare il nostro contributo, no?

Ma se dovessimo trovare una sintesi e il segreto di un buon lavoro in team allora non possiamo non dare ragione a Gustavo Razzetti che nel suo articolo parla del perdono. L’articolo di Gustavo mette bene in evidenza il modo in cui i rapporti all’interno di un team rischiano di incrinarsi a causa del risentimento di una persona nei confronti di un’altra. E, non essere in grado di perdonarsi vicendevolmente rende le cose ancora peggiori. Anche per questo motivo il suo consiglio è quello di creare un ambiente di lavoro dove il perdono possa essere praticato con naturalezza. Curiosi? Sono solo 7 punti (tutti scritti in inglese qui).

E quindi qual è il segreto di un buon lavoro in team?

Ma secondo voi da chi possiamo imparare qualcosa sul lavoro in team se non da chi ha allenato una delle squadre di pallavolo più forti di tutti i tempi? Esatto mi riferisco proprio a Julio Velasco (metto qui il link a wikipedia, ma se non sai chi è Julio Velasco dovresti vergognarti un pochetto). Ci sono tanti video dei suoi discorsi su come gestire un team, io ho scelto quello che a mio avviso è il più adatto a questo tema e che sintetizza meglio tutto quello che abbiamo fin qui scritto. Ha a che fare con i ruoli che ciascuno ha all’interno del team e con l’approccio che ogni componente deve avere per portare a termine un lavoro fatto bene. Io ci ho visto questo, tu? Buona visione!

foto di copertina rawpixel, via Unsplash