Dalla Sardegna uno startup studio per innovare l’ecosistema imprenditoriale italiano



Sono convinto che la parte più interessante dei processi innovativi è il modo in cui si ibridano quando iniziano a diffondersi in luoghi diversi da dove sono nati. Per questo motivo osservo l’esperienza di Kitzanos da tanto tempo e finalmente riesco a raccontarla in uno dei podcast di Start Me Up.

Kitzanos è uno startup studio (o Venture-Builder) sardo ed è uno dei pochi al Sud Italia. Come è facile immaginare guardando il board dei co-founder, il modello originale di questo tipo di impresa si è contaminato presto con il luogo in cui risiede. Questa “ibridazione” si comprende ancora di più ascoltando le parole dell’ospite, Nicola Pirina, che è l’amministratore delegato di Kitzanos.

Grazie a lui anche questo podcast si fa un po’ più “ibrido”. Perché parlando di creazione di impresa, il discorso poi vira verso il valore che tutto l’ecosistema italiano dell’innovazione potrebbe trarre da un rapporto più sano con il fallimento. Poi tocchiamo forse il tema dei temi cioè la relazione complicatissima che c’è fra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro. E infine sottolineiamo quanto importante sia il ruolo sociale dell’impresa, soprattutto nel contesto italiano.

 


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Il modello originale di startup studio

Kitzanos è uno dei pochi startup studio (o Venture-Builder) che hanno sede al Sud Italia. A leggere Wikipedia uno Startup Studio è “un’azienda che, attraverso un processo detto di imprenditoria parallela, crea più startup in parallelo fornendo supporto alle aziende create dall’ideazione fino all’Exit. Uno Startup Studio può anche essere chiamato Venture-Builder o Startup Factory”. Questa è la mission di Kitzanos che affianca a questo modello anche consulenza per PMI e Pubbliche Amministrazioni mettendo a disposizione le proprie competenze per il rinnovo dei processi e delle policy.

Ma il tipo di startup studio proposto da Kitzanos si “anima” di ciò che ruota attorno al territorio in cui opera. E così non c’è un focus sui copycat, nonostante – ammette Nicola – “il mercato delle risorse umane delle startup che non hanno funzionato” sia molto interessante. Secondo Nicola Pirina infatti tutti quei componenti di team di startup che non ce l’hanno fatta hanno, in virtù della loro esperienza, un bagaglio di conoscenza molto utile da inserire in nuove imprese. Attenzione!!! Non stiamo parlando di mentor, ma di veri e propri soci che possono entrare a far parte di un team di lavoro e mettere a servizio ciò che hanno imparato durante la loro esperienza.

Il dialogo con le scuole e il valore sociale di un’impresa.

In più Kitzanos dialoga con le scuole perché si rende conto che spesso la formazione che i ragazzi e le ragazze ricevono non è in linea con le esigenze delle imprese. E questo ci porta a parlare del complesso rapporto che c’è tra l’istruzione e le aziende, anche alla luce delle recenti proteste degli studenti e delle studentesse di tutta Italia contro l’alternanza scuola/lavoro.

Infine, Kitzanos non perde di vista il valore sociale di un’impresa, cioè il contributo sociale e conomico che ogni azienda restituisce al territorio in cui risiede in virtù della sua sola presenza. Quindi quella capacità di creare reddito per le persone, che porta poi una comunità a crescere e a svilupparsi. Un argomento poco considerato quando si parla di startup e impresa, ma che, soprattutto in Italia, non può essere sottovalutato.

citazione di Nicola di Kitzanos

Tutti questi argomenti: il ruolo di uno startup studio, il fallimento, il rapporto tra scuola e lavoro e la portata sociale di un’impresa fanno parte del modello ibrido di azienda proposto da Kitzanos. Un modello che mira ad avere un impatto anche sull’ecosistema imprenditoriale italiano.


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IntendiMe è il caso studio di novembre di Start Me Up

Il caso studio della community di Start Me Up di novembre è IntendiMe. La startup cagliaritana produce dispositivi che risolvono problemi legati alla sicurezza sia dentro che fuori casa delle persone affette da sordità. Negli ultimi mesi IntendiMe ha ricevuto un investimento pari a 2,3 milioni di euro e ha lanciato attraverso un concorso il suo primo prodotto. Come ha fatto?

Ce lo ha raccontato in diretta la co-founder, Alessandra Farris,  durante l’appuntamento riservato a chi sostiene Start Me Up con una donazione di almeno 15 € + I.V.A che puoi rivedere dove e quando vuoi. Ti basta fare la tua donazione!

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Dal CLAB di Cagliari al KitMe: i successi di chi fa “suonare un mondo così silenzioso”

Nata dalla “esperienza di vita personale di Alessandra, che conosce a fondo la sordità e le relative difficoltà, perché figlia di genitori sordi” IntendiMe vuole “far suonare un mondo così silenzioso”. Un progetto che prende piede tra i “banchi” del Contamination Lab di Cagliari e che permette a Giorgia Ambu, Antonio Pinese, alla già citata Alessandra Farris di lavorare a questo progetto a cui poi si aggiungerà Leonardo Buffetti. Quell’anno, il 2015, IntendiMe si classifica al primo posto alla finale del ContaminationLab di Cagliari, ma non solo. Vince anche la Startup Cup Sardegna e il Premio Nazionale per l’Innovazione.

A maggio 2020 poi IntendiMe ottiene un investimento di 2,3 milioni euro da parte di VV3TT – Vertis Venture 3 Technology Transfer, fondo di venture capital con focus sul trasferimento tecnologico gestito da Vertis SGR con l’advisory esclusiva di Venture Factory.

Infine, il mese scorso, IntendiMe ha lanciato il KitMe, il sistema di dispositivi pensato per le esigenze delle persone sorde. Insieme al Kit, IntendiMe ha lanciato anche PremiaMe, il concorso che mette in palio sia il dispositivo fisico che l’abbonamento al servizio.

IntendiMe - founder

I tre founder di IntendiMe: Giorgia Ambu, Antonio Pinese e Alessandra Farris.

Durante l’appuntamento abbiamo ripercorso insieme a Alessandra il percorso di IntendiMe in un’ottica di give back. Cioè restituire sotto forma di racconto cosa in questi anni Alessandra e tutto il team di questa startup ha imparato dal proprio percorso imprenditoriale.

Abbiamo dedicato particolare attenzione al rapporto che il team di IntendiMe ha creato con gli investitori. Un rapporto lontano dallo stereotipo classico di chi una volta messi i soldi pretende di avere l’ultima parola.

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Cosa è Casi Studio?

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La partecipazione come spunto narrativo dei luoghi marginali



Per scoprire le declinazioni sociali e culturali del termine partecipazione sono andato a Cagliari a parlare con Lorenzo Mori, presidente di Riverrun. Il 28 maggio scorso insieme a Sineglossa, associazione marchigiana, Riverrun ha pubblicato con Ediciclo Editore il primo volume della collana Nonturismo. Il libro è un cookbook che raccoglie le ricette del quartiere S.Elia di Cagliari. Naturalmente non stiamo parlando di un “semplice” libro di cucina perché la sua realizzazione ha dietro un lavoro di almeno tre anni portato avanti da facilitatori e un artista in residenza. Nel caso di questo primo volume Don Pasta. Nonturismo sintetizza bene lo spirito di Riverrun ed è il punto di partenza di un discorso che ruota intorno al concetto di partecipazione che nasce dalla cultura e ha effetti a livello sociale.


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Nonturismo collana che nasce da un processo partecipato

Nonturismo è la collana ideata e curata da Riverrun e Sineglossa. Le guide sono redatte attraverso un processo partecipato che coinvolge i cittadini in una “redazione di comunità” guidata da artisti e creativi in residenza. Ogni pubblicazione ha la finalità di promuovere una nuova idea di turismo consapevole accendendo una luce sui luoghi ai margini, sulle periferie lontane dagli itinerari consolidati e i paesi dimenticati in cerca di una nuova identità. La prima guida – uscita il 28 maggio 2020 – è dedicata al quartiere S.Elia di Cagliari.

Oltre ai libri, Nonturismo si arricchisce di una serie di contenuti audio realizzati da Cristina Marras che possono essere ascoltati in loco grazie all’applicazione Loquis.

La citazione su turismo e partecipazione di Lorenzo di Riverrun

Riverrun è un hub di innovazione culturale che applica i processi creativi dell’arte a progetti sperimentali dal forte impatto sociale. Realizza progetti che spaziano dall’innovazione sociale alla rigenerazione urbana, dall’educazione non formale allo sviluppo locale, dal contrasto al disagio giovanile alla democrazia partecipativa. Utilizza strumenti come il teatro, la gamification, le nuove tecnologie, lo storytelling, il podcasting e l’arte relazionale; l’intento è quello di modificare le forme della società per renderle più inclusive ed eque, aumentando consapevolezza, coinvolgimento diretto e responsabilità nei cittadini.


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I brani utilizzati in questo podcast:

Nomadi digitali: bilanciare vita e lavoro nel luogo giusto



Creare uno spazio perfetto per i nomadi digitali: è questa l’ambizione di Chiara Saba che da qualche mese porta avanti Spacebility. Il progetto nato a Cagliari è una struttura ricettiva pensata per chi non è alla ricerca della vacanza perfetta bensì di un luogo in cui bilanciare vita e lavoro in modo sano ed equilibrato.

I nomadi digitali e il vecchio concetto di “ferie”

La scommessa di Spacebility è quella di far breccia nel cuore dei nomadi digitali, quelle persone cioè che lavorando da remoto decidono dove vivere in modo libero e appunto, nomade. Per far questo Chiara ha pensato a una struttura che potesse offrire a questo target tutto ciò di cui ha bisogno: una connessione veloce e stabile, appartamenti automatizzati ma soprattuto ambienti che possano conciliare la privacy e la condivisione di esperienze e competenze.
Quello dei nomadi digitali è un fenomeno sempre più in crescita e i motivi sono diversi. Da una parte c’è l’enorme richiesta di lavori che non richiedono una presenza fisica in ufficio e dall’altra c’è un modello di vita che non prevede più che ogni lavoratore abbia un mese di ferie. Presto o tardi, tutti saremo portati a scegliere modelli di vita più sostenibili e in linea con il nostro benessere, incluso anche il luogo in cui vivere.

Una opportunità per destagionalizzare le mete turistiche del Sud Italia

Ascoltando l’intervista a Chiara si comprende bene come concentrarsi su un target come quello dei nomadi digitali può essere una buona occasione per destagionalizzare i territori del Sud Italia, uno dei mantra di chi sostiene che lo sviluppo di questa parte di Paese passi dal turismo. È chiaro che una sola struttura da sola può far poco, lo sappiamo noi e lo sa Chiara, ma sollevare la questione è certamente un aspetto centrale. Serve a spostare l’interesse della società su questi temi, offrendo spunti concreti su cui costruire lo sviluppo tanto agognato.

La citazione di Chiara di Spacebility

L’importante è è è è è è… validare (cit.)

Ultima nota importante che viene fuori da questo podcast è il modello che Chiara ha scelto per portare avanti Spacebility. L’azienda formalmente non è ancora nata e dietro c’è un motivo: Chiara ha infatti voluto validare sul campo la sua intuizione per scoprire se ciò che aveva immaginato si potesse tradurre in qualcosa di concreto. Ne parliamo approfonditamente nel podcast, elencando i vantaggi di questo approccio e regalandovi una visione del mondo dell’impresa davvero illuminante. Buon ascolto!


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Foto di copertina di Jefferson Santos, via Unsplash

Spazi dismessi da destinare alla cultura e alla società: l’esperienza di Linda Di Pietro



Era da un po’ di tempo che avevo in mente di intervistare Linda Di Pietro. Sono pochi gli operatori culturali con la sua esperienza e in questo podcast lei cerca di restituire tutto il suo sapere in questo ambito. Ne viene fuori un’intervista un po’ più lunga del solito (ma ne vale la pena, giuriamo!) in cui si parla di chi per mestiere dona spazi dismessi alla cultura e alla società.

Da ex fabbrica a centro culturale: quali le sfide?

Rigenerazione urbana e spazi dismessi da destinare alla culturaOggi Linda Di Pietro è il manager culturale della Manifattura Tabacchi di Cagliari, ma è con Indisciplinarte e le officine CAOS di Terni che si è fatta le ossa, riconvertendo una ex fabbrica in un centro di produzione culturale. Buona parte dell’intervista verte proprio su questi temi. Linda mette in evidenza le sfide che si presentano in un percorso del genere, i difetti che spesso si ripetono e le soddisfazioni che, nonostante il tempo, non tardano ad arrivare. Si parla anche del ruolo della società per cui questi spazi sono pensati e i modi in cui può e deve essere coinvolta.
Ne parliamo ovviamente alla luce dell’esperienza cagliaritana che è praticamente all’avvio e alla luce di quella di Terni che oggi purtroppo non vive un momento felice. In questo senso c’è una riflessione molto interessante sull’uso che le Amministrazioni possono fare di questi luoghi.

la citazione di linda su spazi culturali

Uno sguardo sugli spazi culturali italiani grazie a Rena

Nell’ultima parte dell’intervista spostiamo la lente ancora più in alto: mettiamo a fuoco l’intero Paese e Linda ci parla della situazione dei centri culturali italiani. Lo fa perché per due anni lei è stata alla presidenza di Rena, l’associazione che riunisce policy maker e innovatori sociali in tutta Italia. Questo fornisce a Linda un punto di vista privilegiato perché le permette di avere uno sguardo sulle varie realtà culturali presenti lungo tutto lo Stivale. Rena – che al momento è impegnata nell’organizzazione della ormai consueta Summer School a Matera – cerca sin dalla sua fondazione di dare un senso alla parola “cambiamento”, un compito che soprattuto negli ultimi anni si è fatto sempre più necessario.

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La foto di copertina è di Dmitri Popov, via Unsplash.


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Suq. in tour, Pralina in Spagna e Alghero centro del Mediterraneo

Cosa succede nel mondo dell’innovazione del Sud Italia proviamo a raccontarlo già da tempo. Camera a Sud è la nuova rubrica che vuole tenervi aggiornati sugli sviluppi e le novità che riguardano tutti quei progetti che sono passati da Start Me Up e che stanno continuando a contribuire a una immagine del Sud Italia produttivo, innovativo e competitivo. Ogni settimana, tre aggiornamenti da tre regioni del Sud Italia diverse.

Al via il Suq. Tour

Per tutta l’estate gli amici di Suq., il magazine che racconta la Sicilia non convenzionale, saranno in giro tra festival e manifestazioni varie. Se siete in zona DOVETE passarli a trovare. Gli appuntamenti in programma sono:

  • 25/7 – Ortigia Sound System Festival — #Oss18- Ortigia Oss Infopoint / ore 20.30
  • 03/8 Periferica – Mazara del Vallo / ore 20
  • 04/8 Mish Mash fest – Milazzo / ore 20
  • 05/8 Giardino Letterario – Milazzo / ore 19.30
  • 11/8 FestiValle 2018: Music and Digital Arts Festival – 2nd edition – Valle dei Templi –
  • Agrigento / ore 20
  • 24 Agosto – Una Montagna di Luoghi – Gangi / ore 19.30

Alessandro Blancato di Suq. è stato nostro ospite nel podcast numero 28.

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Pralina sbarca a Barcellona (in Spagna)

Pralina, la ditta pugliese che confeziona zuppe e vellutate, è da poco presente anche in Spagna. La Bodega Santo Porcello di Barcellona ha infatti deciso di offrire ai propri clienti anche gli eccellenti prodotti confezionati a Melpignano.

Valentina Avantaggiato di Pralina è stata una delle prime ospiti di questa stagione di Start Me Up. In quella occasione l’azienda pugliese era in piena campagna di equity crowdfunding: operazione che si è conclusa con successo e che – come possiamo vedere – ha dato modo a Pralina di espandersi.

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MediterranEU e la nuova edizione della Rumundu Academy

Uno dei progewtti che ci è piaciuto di più della stagione 2016/2017 è stato Rumundu, la scuola di innovazione sociale fondata da Stefano Cucca. Il 20 luglio hanno presentato la nuova edizione della Summer School e un nuovo progetto, MediterranEU. Nel video di seguito possiamo sentire una breve spiegazione di questa nuova iniziativa.

Se cliccate sul bottone in fondo invece, potete ascoltare l’intervista che Stefano ha rilasciato a Start Me Up un anno fa circa…

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foto di copertina di angela pham, via Unsplash

35. La tua salute dipende dalle tue abitudini: sii virtuoso



Quali sono le abitudini che ci aiutano a migliorare il nostro stato di salute? Una app ci aiuta a trovarle. Si chiama Virtuoso, arriva dalla Sardegna ed è uno dei progetti che si è aggiudicato il Premio “dall’idea all’impresa”, uno dei riconoscimenti inseriti all’interno del Premio Gaetano Marzotto 2018. Ne parliamo in questo nuovo podcast di Start Me Up con uno dei fondatori, Lorenzo Asuni.

Abitudini salutari grazie a premi e inter operatività

Lorenzo ci spiega come funziona Virtuoso: come cioè questa app grazie a un sistema di premi, permette ai propri utenti di abituarsi a compiere comportamenti utili per la propria salute, virtuosi, appunto!
La particolarità di Virtuoso è la sua inter operatività con le altre app della salute: una condizione non necessaria per il corretto funzionamento di Virtuoso, ma consigliata, visto che i premi migliori si possono avere solo grazie ai dati che queste altre app registrano.

Il business da far crescere all’interno di The Net Value

Il modello di Virtuoso ha convinto la giuria del Premio Gaetano Marzotto e permette al team sardo di ricevere un riconoscimento in denaro e un percorso di mentorship e di affiancamento all’interno dell’incubatore The Net Value di Cagliari. Nei prossimi mesi il team di Virtuoso lavorerà sull’internazionalizzazione del prodotto, cercando di conquistare i mercati esteri. I risultati che arrivano dall’Italia sono incoraggianti, ci dice Lorenzo, visto che soprattutto nelle ultime settimane i download sono cresciuti in modo spontaneo e senza una campagna di marketing dedicata. Inoltre, il team di Virtuoso si ritroverà a lavorare alla piattaforma e al coinvolgimento dei propri utenti. In che modo indurre le persone a compiere azioni utili per la propria salute? Già in passato Virtuoso ha collaborato con alcune università, adesso il team vuole mettere a sistema questo aspetto.

La citazione di Lorenzo di Virtuoso

App della salute: un mercato in crescita

L’ambito della salute, quello cioè dove opera Virtuoso, ha giocato a favore della startup cagliaritana visto che il tema è uno dei più attuali ed in crescita. Basti pensare al proliferare dei sistemi di monitoraggio dei comportamenti delle persone come i braccialetti o gli smartwatch. Inoltre Lorenzo precisa che restare a Cagliari – dove Virtuoso è nato – per sviluppare il proprio progetto non è certo un limite, anzi! La Sardegna fa parte di Virtuoso che aspira, come ogni progetto digitale, a conquistare mercati internazionali. In più Virtuoso funziona anche su chi lo ha inventato! Non potevamo infatti non chiedere a Lorenzo quali fossero gli effetti della app sulle sue abitudini e sulla sua salute. E a quanto pare funziona…


Foto di Form via Unsplash

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13. La casa che fa bene all’uomo e all’ambiente



Una casa che possa rispettare i suoi abitanti così da permettere all’ambiente e l’uomo di vivere meglio e il più a lungo possibile. Si potrebbe sintetizzare così il concetto che sta dietro Blue House, il progetto che arriva dal Nord della Sardegna e che vi presento in questo nuovo podcast di Start Me Up. Insieme a Marco Bittuleri, Annalisa Sanna e Gianmario Secchi esploreremo i concetti di base che stanno dietro a queste case che hanno alla base due pilastri (teorici). Da un lato si portano dietro tutti i benefici di una blue zone.

Blue House - casa rispettosa dell'ambiente

Cosa è una Blue zone? Le blue zone sono quelle aree demografiche e/o geografiche del mondo dove la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Ne esistono diverse in tutto il mondo e sono state identificate dagli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain. Blue House arriva proprio dall’unica blue zone italiana, cioè la regione dell’Ogliastra, in Sardegna.
L’altro pilastro teorico su cui si regge Blue House è tutto lo studio che arriva dalla ricerca in ambito progettuale dalla scuola tedesca della Bauhaus, il cui capofila in questo ambito è Walter Gropius.

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Blue House nasce grazie anche all’interesse della facoltà di Architettura di Alghero, ma si evolve in un progetto più grande dopo l’adesione alla Social Innovation School di Rumundu (ricordate?). Qui il team si allarga e Marco accoglie Annalisa e Gianmario. E si allarga anche il progetto perché si inizia a tenere conto anche dello spazio intorno alla casa. Inoltre, i tre mettono le basi per un portale che metta insieme tutti i produttori e i costruttori che si rifanno alla filosofia di Blue House, così da diffondere sempre più questo tipo di materiali e saperi. In attesa della messa online del portale, il team è impegnato in un’opera di divulgazione che lo porterà tra i vari luoghi, anche dall’altra parte dell’oceano: il 19 febbraio infatti Blue House sarà in Canada alla ricerca di nuovi partner.

Chiunque volesse, può naturalmente contattarli. Come? Sul sito casaopera.com trovate sicuramente il modo, altrimenti, scrivete a noi e saremo ben lieti di fare da tramite.


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68.Dalla Sardegna aiuto le imprese che cambieranno (in meglio) il mondo



Investire nell’impresa sociale dopo un giro in bici intorno al mondo alla ricerca di storie e stili di vita sostenibili ed aver rifiutato una serie di lavori negli Stati Uniti. È la storia di Stefano Cucca che a Sassari ha fondato Rumundu, un progetto che mette al centro l’impresa sociale. La prima parte dell’intervista è dedicata ai primi passi di quel viaggio che ha letteralmente cambiato la vita di Stefano. Oltre a un lavoro, gli ha dato una moglie e una figlia e una nuova vita in Sardegna. Si, perché la Sardegna Stefano ce l’ha nel cuore: l’ha portata in giro intorno al mondo (immancabile sulla sua bici era la bandiera dei quattro mori) e qui è voluto tornare, per fondare Rumundu, la sua azienda.

Rumundu promuove l’impresa sociale con progetti propri e accompagnandone altri accuratamente selezionati attraverso un percorso specifico. Stefano si scosta dalla logica startup mainstream e ci tiene a sottolineare che, chiunque faccia impresa, non accetta scorciatoie: è tutto frutto del proprio lavoro. Nell’intervista Stefano ci parla del successo della Social Innovation School che si è svolta meno di un mese fa e ci dà qualche anticipazione su quella del prossimo anno. Stefano ha anche sostenuto l’ultimo Startup weekend Cagliari e da quella esperienza è nata una nuova collaborazione. In campo sociale, naturalmente.

Perché ascoltare questo podcast?

  • Stefano è il tipico esempio di glocal: pensa globale, agisci locale;

  • La storia che ha portato Stefano a fondare Rumundu è piena di insegnamenti.

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Link utili

La citazione di Carlo

La citazione di Stefano di Rumundu

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04.radiosmu – green Chiudiamo le repliche di agosto con tre startup che vogliono lasciare un mondo migliore di quello che hanno ricevuto



Tante startup nascono con l’idea di voler lasciare qualcosa di buono sia alle persone che al nostro pianeta. In questo ultimo podcast di agosto abbiamo raccolto tre storie di tre progetti green, che hanno cioè a che fare con la salute delle persone e del pianeta.

In Calabria il mulino a pietra si finanzia con il crowdfunding

grano

immagine via

La notizia ha fatto il giro di tutti i giornali e arriva da San Floro (CZ). Mulinum è il progetto portato avanti da Stefano Caccavari che attraverso il crowdfunding sta recuperando il più antico mulino a pietra naturale della Calabria per inserirlo in un ciclo produttivo di prodotti da forno. Il Sole 24 ore lo ha definito il primo mulino social e la raccolta è in dirittura d’arrivo «Siamo all’80% della somma prevista» dice Stefano a Start Me Up. Quello di San Floro non è un mulino qualunque: è uno dei pochi rimasti a pietra naturale. Al di là dell’evidente valore storico c’è anche un vantaggio dal punto di vista produttivo perché la macinatura ottenuta da questo tipo di pietra è unica e difficilmente replicabile. Inoltre anche il grano che si intende macinare presenta delle qualità nutritive particolari «Come il resto della Calabria anche a San Floro cresce un tipo di grano ricco di fibre e povero di glutine rispetto ai cosiddetti grani moderni» dice nell’intervista.

Stefano non è nuovo a simili iniziative: quando San Floro ha rischiato di diventare la più grande discarica d’Europa ha dato vita a orto di famiglia: «Siamo ripartiti dalla terra per dire che il nostro territorio è a vocazione agricola e non a vocazione di rifiuti industriali e pericolosi». E infatti oggi chi vive nei pressi di Catanzaro può comprare a chilometro zero frutta e verdura coltivati senza concimi chimici. C’è ancora modo per contribuire alla realizzazione del mulino. Per farlo si può contattare Stefano sul suo profilo facebook oppure andare su mulinosanfloro.it e scegliere di fare una donazione libera o acquistare in anticipo il kit farina bio.

Kanesìs e i mille usi della canapa industriale

radiosmu incontra kanesis

Un momento dell’intervista a Giovanni Milazzo

Giovanni Milazzo da circa un anno è a capo del progetto Kanesìs. Questa startup catanese sta lavorando per mettere in piedi la filiera produttiva della canapa industriale. L’ho incontrato durante il primo Open Day del FabLab Messina (ne ho parlato qui), dedicato al riciclo. Proprio per questo l’intervista parte dal filamento che Kanesìs ha creato per la stampa 3D e che ha origine dagli scarti della canapa: «un prodotto di per sé straordinario a cui si aggiungono ulteriori caratteristiche straordinarie», dice Giovanni. L’obiettivo di Kanesìs non è però la sola stampa 3D: «Siamo all’interno di un percorso – continua – che ci porterà a realizzare granuli speciali prodotti dalla canapa industriale siciliana». L’intervista è stata registrata l’1 ottobre e da allora sono stati tanti i passi avanti fatti da questi ragazzi, vi invito a seguire il progetto su kanesis.eu.


È partita la campagna di crowdfunding di Kanesìs su kickstarter. 

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Pulire il mare con la lana

lana_mare_pulitoIn Sardegna c’è chi vuole pulire le acque con la lana. È Daniela Ducato che con la sua azienda – Edilana – è riuscita a creare insieme all’Università di Cagliari Geolana Salvamare. Geolana è un sistema naturale composto da lana e sugherone (gli scarti dell’albero del sughero) che è in grado di assorbire gli agenti inquinanti, soprattutto petrolchimici, presenti nei liquidi. Tecnicamente questo materiale rientra nei geotessili assorbitori e potrebbe rappresentare una svolta nella pulizia dei nostri mari, fiumi e laghi. Oltre ad assorbire gli agenti inquinanti con un rapporto 1 a 14 (ogni chilo di Geolana ne assorbe 14 di agenti inquinanti), dice Daniela che nel corso di un mese vengono eliminati almeno 2/3 di agenti inquinanti restituendo acqua pulita. Geolana viene fuori dalla collaborazione con l’Università di Cagliari e rientra nelle filiere Edilzero Architetture di Pace, prodotti diversi tra loro che hanno in comune alcune caratteristiche:

  • la produzione totalmente italiana,
  • la coincidenza tra il luogo di produzione il luogo di trasformazione (la cosiddetta produzione a chilometro/costo),
  • l’utilizzo di materie rinnovabili ed eccendenti (che non incidono cioè sulla produzione agricola, ma esistono in abbondanza in natura),
  • il totale scambio di competenze e conoscenze tra le varie aziende che compongono la filiera.

Per approfondire le tematiche citate durante l’intervista e acquistare i prodotti Edilana c’è il sito edilana.com.

foto di copertina di Steinar La Engeland