#16. radiosmu – 16 is the new 1 Start Me Up entra a far parte della famiglia Smartwork!

16 is the new 1, almeno per Start Me Up che dopo una stagione e mezza (senza contare le due stagioni in cui siamo andati in onda su Radio Messina International e al timone con me c’era Sergio Calderone) il programma ha una nuova famiglia! Già da qualche mese – ma il lancio è di oggi – Smartwork ha deciso di prendersi cura di Start Me Up e di investire un po’ di competenze e conoscenze nel programma.

Smartwork è una startup innovativa che ha la propria sede a Messina e opera nel campo dell’innovazione, della smart mobility, del design e del marketing digitale. Nata nel 2014, sta per rilasciare un software di gestione flotte sviluppato per dispositivi mobili, progetto finanziato col programma Smart&Start di Invitalia (di cui presto ne sentirete parlare in trasmissione). Per adesso vi basti sapere che Smartwork oltre ai suoi fondatori Mauro Curcuruto (art director) e Daniela Smiroldo (cofounder e graphic designer), vanta una squadra di nove professionisti tra sviluppatori e creativi (tra cui anche chi scrive!).

Io sono molto contento e onorato di iniziare questa parte di cammino con Smartwork e se lo state pensando, vi fermo subito! Nessuna paura, Start Me Up mantiene saldo il suo impegno nel sostenere i progetti che nascono da Roma in giù e vuole continuare a raccontare il mondo dell’innovazione tecnologica e sociale del Sud Italia.

Lo testimonia questo primo podcast del 2016 tutto incentrato sulla collaborazione tra Nastartup e l’acceleratore londinese Istarter. Come era già successo con altre startup campane mandate in giro per il mondo, il mese scorso due progetti hanno avuto la possibilità di volare a Londra per incontrare i responsabili di Istarter. Racconta tutto chi a Istarter ci lavora (e ha reso possibile questo incontro): Francesco Boni Guinicelli. Francesco parla di come Istarter dal 2012 riesce a mettere d’accordo italiani e inglesi che intendono collaborare e di come Londra attiri le attenzioni di aziende provenienti da tutto il mondo. Il centro dell’intervista è dedicato naturalmente alla collaborazione con NaStartup, esperienza “sicuramente da ripetere – come dice Francesco stesso – anzi da ampliare con visite non solo a Istarter ma a tutto l’ecosistema londinese: a pochi passi da qui c’è il campus di Google, di Barclays e di Telefonica per dirne solo alcuni”. Istarter è sempre interessato a conoscere nuove idee da incubare. “Il processo – spiega Francesco – è molto semplice e inizia compilando il form sul sito istarter.it”. O altrimenti potete sempre mandare una mail a francesco@istarter.co.uk per richiedere tutte le informazioni di cui avete bisogno.

La prima delle due idee che sono volate a Londra grazie a Nastartup è MioGarage che, come spiega il suo ideatore, Stanislao Elefante, “è un marketplace che mette in contatto chiunque abbia un parcheggio con chi è alla ricerca di un posto dove lasciare la propria auto”. L’idea viene fuori dall’ultima edizione dello Startup Weekend Napoli e rientra nelle logiche della sharing economy. Il portale e la app verranno rilasciati nei prossimi mesi e Stanislao ha commentato in maniera positiva l’esperienza londinese. Il team di MioGarage ha avuto la possibilità “di confrontarsi con il management di uno dei più importanti acceleratori d’Europa e studiare future prospettive di internazionalizzazione dell’azienda”. Resta vago perché Stanislao si è reso conto che “il problema del parcheggio esiste principalmente in Italia- ci dice – per questo motivo MioGarage si concentrerà per il primo periodo principalmente al solo mercato italiano”. Il consiglio è quello di visitare miogarage.it e per non perdere neanche un aggiornamento, iscriversi alla newsletter.

Gli ascoltatori più attenti ricorderanno Photocert, il sistema che permette di rilasciare un certificato legale per attestare la veridicità di un’immagine. Pasquale Saviano è stato nostro ospite durante l’ottava puntata di questa stagione. Lo ritroviamo oggi perché è Photocert la seconda idea ad essere volata a Londra e a quanto pare è intenzionata a restarci. “Le condizioni di mercato – dice Pasquale – sono nettamente vantaggiose”. Ma aspettate di parlare di fuga perché se dovesse andare in porto l’internazionalizzazione di Photocert, l’azienda resterebbe comunque con un ufficio in Italia. Al momento la soluzione è in fase di valutazione, nel frattempo il team ha brevettato il suo sistema di certificazione e ha pubblicato una serie di video con la spiegazione della procedura. Per seguire tutti gli aggiornamenti basta tenere d’occhio la pagina facebook e il profilo twitter della startup oltre che, ovviamente, photocert.it.