Ridefinire il concetto di bene comune: l’ex asilo Filangieri di Napoli



Foto di partivano i bastimenti, opera all'ingresso dell'asilo, bene comuneEra da tempo che sentivo parlare dell’ex asilo Filangieri di Napoli, una struttura che dal 2012 sta ridefinendo il concetto di uso dei beni pubblici in Italia. Per questo, di passaggio nella città partenopea, non potevo non andare a trovarli e passeggiare all’interno di questo edificio che, costruito nel 1572, faceva parte del plesso del convento di San Gregorio Armeno. Grazie al contributo di Marina Nardone sono riuscito a mettermi in contatto con alcune persone del collettivo (tutti operatori del mondo della cultura e dello spettacolo) e una volta lì sono stato guidato da Fabrizio e Cesare che mi hanno raccontato cosa l’ex asilo Filangieri è diventato e sopratutto cosa rappresenta per il quartiere e l’Italia intera.

Il mio primo incontro con il gruppo dell’ex-asilo è stato a pranzo:. L’atmosfera è stata da subito conviviale nonostante le mie mille domande. Le risposte di ciascuno mi hanno raccontato di come lo spazio sia stato prima occupato e poi liberato, mi hanno detto delle criticità superate, di come si sia arrivati a dedicare uno spazio alla cultura gestito da chi di cultura ci vive, e tanto altro. Fatti, aneddoti, pensieri che resteranno nella mia testa e che – mannaggia a me – non vi faccio sentire perché ho dimenticato di accendere il registratore. 

Le domande che sentirete invece verteranno principalmente su tre argomenti.

La gestione assembleare della struttura

sala dell'anti teatro all'asilo filangieriUna delle prime cose che salta agli occhi quando si parla dell’ex-Asilo è la gestione assembleare della struttura. È spiegata anche nella guida pratica che trovate sul sito ufficiale. Lì, oltre alle modalità, viene esplicitato il senso di questo gesto. Il gruppo, consapevole di non voler appropriarsi di uno spazio attraverso un gesto coatto come l’occupazione, rimette nelle mani di una assemblea aperta la gestione e l’uso degli ambienti dell’asilo. È la modalità che garantisce la maggior trasparenza – mi dice Cesare – ed è un modo per evitare che si creino posizioni dominanti all’interno dello stabile. L’assemblea è un organo fluido, una caratterista che ritroviamo anche nell’organizzazione degli spazi che sono belli e curati in ogni minimo dettaglio.

Il rapporto con il quartiere

Uno dei punti deboli più comuni dei centri che si occupano di cultura è il rapporto con il vicinato. Anche l’ex-asilo affronta questa criticità, a cui va aggiunto il tema del turismo intensivo che nella zona è davvero impressionante (l’asilo è a ridosso di S.Gregorio Armeno, la via dei presepi e a due passi da via dei Tribunali). E così l’asilo rappresenta soprattutto per i più piccoli un luogo dove incontrarsi e “stare”, con tutte le conseguenze del caso. Ma questo ha anche dei benefici: Cesare racconta di come sia sempre interessante interagire con queste persone e per certi versi arricchente perché riescono a cogliere aspetti del messaggio dell’ex-asilo che altri non riescono.

Il ruolo dell’ex-asilo nella gestione dei beni comuni

opera all'interno dell'asilo, bene comuneL’ex asilo Filangieri nasce nel marzo del 2012, in un momento storico in cui in Italia ci si interrogava su cosa fossero i beni comuni e soprattutto, cosa se ne dovesse fare. Se in altre città si occupavano i teatri (a Roma il Valle, a Palermo il Garibaldi, a Messina il Teatro in Fiera) con esperienze che nel tempo e per motivi diversi sono andate sgonfiandosi, a Napoli il ragionamento è stato diverso. La gestione assembleare che abbiamo descritto sopra è diventata una vera e propria alternativa all’affidamento attraverso bando di gara da parte dell’ente preposto al controllo. Se la decisione di non occupare nel senso canonico del termine la struttura è stata dell’assemblea, dall’altra parte c’è stata la lungimiranza del Comune di Napoli che ha autorizzato questa forma di gestione, nonostante l’assenza di una legge apposita. Alcuni hanno gridato allo scandalo, per altri invece, è solo il primo passo verso un nuovo modo di intendere e gestire il bene comune.

Con questo reportage cerchiamo di fare un racconto il più oggettivo possibile, lasciando ampio spazio alle voci dei protagonisti.

Nel podcast viene citata questa intervista a Nicola Capone.

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